In cargo verso la Patagonia

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In cargo verso la Patagonia

Il viaggio è quello su una nave cargo che fa spola tra Puerto Montt e Puerto Natales, un paese quasi inaccessibile da terra e vicino alla punta estrema di quella landa cilena che confina con il ghiaccio perenne e l’Antartico. Tre giorni di nave, 1500 chilometri, e tre giorni di mare piuttosto turbolento. E diciotto ore per l’attraversata del Golfo delle Pene, a metà strada,  il cui nome si comprende appieno solo quando ci si è dentro a quel golfo, quando il mare diventa cattivo sul serio e impone quel che vuole a una nave di quattro piani e lunga cento metri.
Molti, hanno ignorato gli avvertimenti dei marinai sul Golfo delle Pene. Quelli spavaldi abbastanza da pensare di essere immuni al mal di mare, sono quasi tutti sdraiati nelle brandine, o a vomitare. Io invece, che il mal di mare lo conosco bene, mi sono caricato di pillole locali, forti al punto di impedirmi di provare il minimo fastidio anche quando si fa fatica a stare in piedi.
È così che ho il privilegio di essere uno dei pochi capaci di muoversi, di continuare per ore nel gioco di uscire ad ammirare il paesaggio del profondo sud del mondo e rientrare quando le dita dei piedi, e quelle della mani, le sento appena. Fuori, sul ponte,  è freddo; piove, nevica a tratti, il vento soffia gelido dentro a stratificazioni di vestiti. I guanti non è che facciano un gran lavoro contro quel vento e quel freddo. E anche la telecamera sembra non gradire affatto quel clima e fatica ad accendersi. Tenerla in mano ferma per filmare mentre con l’altra mano si è aggrappati a qualche ringhiera non è impresa facilissima. Però, però….
Assisto a un’alba d’inferno. La luce è straordinaria. Passiamo dentro a insenature strette che poi si allargano e si stringono ancora. Il cielo scende fin dentro l’acqua. Certe terre brulle e nere sono spruzzate di neve. La nave avanza, e a volte sembra che si muova come in ballo. Spunta il sole, nevica, piove, grandi nuvole bianche riempiono il cielo. E ci accompagnano i delfini. Filmare è difficile, ma…