Prime navigazioni in rete: introduzione alle reti informatiche

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Prime navigazioni in rete: introduzione alle reti informatiche

Published in: Quaderni di Ricerca e Didattica XIV: Sistemi Segnici e Loro Uso nella Comunicazione Umana. Ed. Janos S. Petofi. Macerata: University of Macerata, 1993. 39-70.
1. Introduzione.

Nel 1964 in Gli strumenti del comunicare, Marshall McLuhan scriveva:

Uno dei fenomeni più significativi dell'era elettrica consiste nel creare una rete globale che ha molte delle caratteristiche del nostro sistema nervoso centrale, il quale non è soltanto una rete elettrica, ma un campo unificato di esperienza. [...] La tecnologia elettrica estende il processo istantaneo della conoscenza mediante un rapporto tra le sue componenti analogo a quello in corso da sempre all'interno del nostro sistema nervoso centrale[1].

A quasi trent'anni dalla pubblicazioni di quel libro, l'era elettrica divenuta ormai era elettronica, non possiamo non cogliere il senso di vivida attualità di tali frasi. L'occhio profetico di McLuhan aveva compreso e descritto con anni di anticipo i grandi mutamenti sociali e culturali che le nuove tecnologie ci avrebbero imposto. Ormai ci troviamo concretamente a vivere nel villaggio globale (elettronico); ora il nostro mondo si è realmente coperto di quella rete globale di collegamenti la cui configurazione rimanda ad architetture neuroniche. Ora effettivamente operiamo in una società ad alta tecnologia che sempre più tende alla archiviazione e alla rappresentazione informatica del proprio sapere e che quindi sempre più fortemente basa la sua sopravvivenza e vitalità sullo scambio rapido di masse di dati (di tipo multimediale e non più solamente verbale) da un qualsiasi luogo ad un qualsiasi altro del globo terrestre.

Questo complesso universo fondato sulla comunicazione computerizzata ci costringerà tra breve a modificare radicalmente le nostre abitudini di vita, così come pure ad estendere (se non più propriamente a rimodellare) il nostro modo di pensare e di rapportarci agli altri. Tale mutamento è già in atto, anche se la diffusione di quei dispositivi creati per assolvere in maniera computerizzata e integrata a molti dei compiti che ora svolgiamo manualmente non è ancora capillare al punto tale da sconvolgere tanto socialmente che psichicamente la nostra quotidianità. Ma il punto critico di rivoluzione informatica è alle porte. Già ora ci troviamo a dover fare concretamente i conti con la crescita vertiginosa di una conoscenza tecnologica che favorisce la proliferazione di strumenti capaci di una sempre più accurata rappresentazione e trasmissione digitale di diverse forme di manifestazione del sapere (testi verbali, immagini, suoni, ecc.)[2]. Così pure nel campo più teorico, ci accorgiamo che le ricerche interdisciplinari sulla multimedialità, il cui scopo è in definitiva la comprensione e la descrizione degli aspetti relativi alla comunicazione umana, sono forzate ad estendere la loro portata teorica per includere nel proprio campo di analisi tutti quei fenomeni di comunicazione tipici di un mondo comunicativo mediato (ma anche creato) dai computer.

Sulla base di tali semplici considerazioni ecco che viene a delinearsi il senso con il quale si vuole intraprendere il discorso sulle reti. Questo lavoro non ha certamente l'intenzione di sostituirsi ai manuali teorico-tecnici sulle reti, ma vuole presentarsi piuttosto come un sintetico complemento-commento ad essi[3]. Le reti (e, parallelamente ad esse, tutti i nuovi sistemi informatici destinati alla produzione di comunicati multimediali in forma ipertestuale) saranno in un futuro molto prossimo il veicolo primario (e a basso costo) per lo scambio internazionale di informazioni, e quindi si dovrà pensarle come strumenti polifunzionali di comunicazione candidati non soltanto al ruolo di supporti-mediatori-integratori di conoscenza digitalizzata, ma anche e soprattutto di creatori di una nuova capacità di percezione e manipolazione dei fenomeni.

Già oggi comunque le reti assolvono sempre più massicciamente a questo scopo, e la loro presenza già oggi contribuisce al determinarsi di un gap sempre più difficilmente colmabile tra coloro che vogliono/riescono a ri-pensare alle nuove forme di sapere e di organizzazione del sapere, e, di conseguenza, estendono con consapevolezza i loro interessi ai nuovi strumenti di comunicazione, e coloro che, incapaci di adeguarsi all'inevitabile mutamento, schivano/rifiutano tali forme e organizzazioni del sapere indicandole come le più evidenti manifestazioni di una deumanizzazione della cultura in favore di una sua tecnologicizzazione. Al fine di evitare quanto più possibile l'estendersi di tale frattura, ci pare allora essenziale prendere in esame proprio ciò che abbiamo denominato unostrumento polifunzionale per la comunicazione, e avviare quindi un discorso sulle reti che pur se non esaustivo si assuma il compito di introdurre almeno i lettori non esperti ai concetti di base, e stimoli in essi il desiderio di provare a intraprendere personali quanto reali 'navigazioni'.

 

2. Le reti: prime definizioni

Nell'introduzione del testo Zen and the Art of the Internet, uno dei più completi manuali on-line sulla rete (prelevato da una delle tante banche dati della rete) possiamo leggere:

[Usando la rete] avete sulla punta delle dita l'abilità di parlare in 'tempo-reale' con qualcuno in Giappone, spedire un racconto di 2000 parole a un gruppo di persone che lo criticherà solo per il gusto di farlo, vedere se un Macintosh in un laboratorio in Canada è acceso, e verificare se per caso qualcuno è seduto davanti al proprio computer (acceso) in Australia. E tutto in meno di mezz'ora. Nessun aereo al mondo potrebbe mai coprire un tale itinerario in un tempo così breve.
Queste poche frasi già ci forniscono una prima idea delle potenzialità della rete, come pure ci mostrano quella che è la sua funzione primaria: il rendere possibile il collegamento tra diversi sistemi computerizzati presenti in diverse locazioni nel mondo così da concretizzare una mobilità di informazioni, cioè la condivisione di una varietà di dati tra gli utenti di quei sistemi.

Poche semplici concetti serviranno a chiarire ed approfondire una prima idea di rete che emerge da quanto detto. Nella Figura 1 è rappresentata una tipica struttura di rete:

  1. sistemi [=S] sono tutti quei computers di diverse dimensioni e capacità di calcolo che sono collegati alla rete;
  2. nodi [=N] sono i punti di connessione della rete; ogni sistema collegato è un nodo;
  3. mezzi di connessione [=C] sono quei dispositivi che permettono il collegamento tra i diversi nodi; essi posso essere cavi (coassiali o telefonici o a fibre ottiche), o interfacce tra sistemi e satelliti;
  4. sites [=St] (luoghi) sono le postazioni di lavoro di un certo sistema; ogni sistema può possedere diversi sites (si pensi a una sistema che gestisce una biblioteca e ai diversi terminali disposti in diversi luoghi della biblioteca e direttamente collegati al sistema);
  5. gli hosts [=H](ospiti) sono quei particolari nodi di rete che permettono ai propri utenti di comunicare con altri hosts presenti in rete. A seconda del tipo di connessione, che può essere diretta o mediata da altri hosts di rete, avremo dei local hosts (locali) oppure deiremote hosts (remoti).
  6. file-servers [=FS] (file servitori) sono sistemi il cui scopo principale è quello di memorizzare files e renderli disponibili per l'accesso in rete.[4]
  7. spazio virtuale (non indicato in figura) è l'insieme dei sistemi di rete, dei dati da essi posseduti e scambiati, e delle connessioni tra questi sistemi. In altre parole, possiamo concepire lo spazio virtuale che viene a costituirsi con l'esistenza delle reti come una interfaccia tra esseri umani e computers, ovvero un ambiente creato dal computer per '(ri)costruire' alcuni aspetti di eventi (per ora prevalentemente verbali e/o iconici, ma presto più propriamente multimediali) analoghi a quelli percepiti tramite i tradizionali sistemi di riferimento[5].

Figura 1: un modello di rete
Figura 1: un modello di rete

Sulla base di ciò, possiamo ora formulare più propriamente una definizione dell'operare, o meglio, del navigare in rete. Navigare significa:
  • accedere allo spazio virtuale di rete attraverso uno dei nodi della rete facendo uso di un sistema terminale (un personal computer, nella maggior parte dei casi) locato in un particolare site e collegato ad un certo sistema di rete;
  • spostarsi, tramite i diversi hosts, da un nodo all'altro in cerca di particolari informazioni che una varietà di file servers immagazzinano in sistemi dedicati (o banche dati) e mettono poi a disposizione degli utenti.
Una volta trovate le informazioni cercate, queste potranno essere visualizzate sullo schermo, memorizzate su un supporto magnetico (dischetto o disco rigido), stampate (nel caso si tratti di elementi verbali o iconici), ascoltate (se si sono prelevati comunicati acustici), eseguite (se le informazioni catturate costituiscono un programma).

 

3. L'evoluzione delle reti

Come molti altri strumenti di comunicazione strettamente legati allo sviluppo di tecnologie complesse, nel corso degli ultimi anni le reti sono state modificate tanto nella loro struttura che nella loro capacità di calcolo, per assolvere in tempi sempre più brevi a esigenze comunicative sempre nuove e con un'affidabilità di trasmissione sempre crescente. Un ulteriore esame delle reti in relazione alla storia del loro mutamento può allora fornirci una più chiara idea sul loro funzionamento e sul contributo che esse apportano alla conformazione del nuovo paradigma elettronico.

Sicuramente la diffusione delle reti è da attribuirsi al propagarsi su vasta scala del personal computer, che ha reso possibile la gestione informatizzata dei dati non più soltanto all'interno dei laboratori di ricerca di grandi istituti e ad opera di tecnici specializzati, ma anche negli uffici e nelle case di singoli utenti privi di specifiche competenze informatiche. Inizialmente (diciamo negli anni Settanta) la rete viene concepita come un meccanismo relativamente semplice di collegamento per la condivisione di risorse immagazzinate in un sistema centrale (una banca dati).

Una struttura del genere è, per esempio, quella che controlla le biblioteche elettroniche: il sistema che gestisce le informazioni bibliografiche (ed eventualmente i prestiti, le richieste interbibliotecarie, ecc.) è in comunicazione con diverse unità terminali (computers dotati di limitate capacità di elaborazione e di immagazzinamento dati) locate all'interno della stessa biblioteca e collegate tramite connessioni dirette via cavo. Facendo uso dei terminali gli utenti hanno accesso al materiale bibliografico catalogato e conservato nel sistema centrale e possono tanto stampare su carta i dati bibliografici trovati che trasferirli su un supporto magnetico trasportabile quale, ad esempio, il floppy-disk. Oppure, si può pensare alla situazione di una qualsiasi industria il cui prodotto finito sia il risultato dell'assemblaggio di una varietà di pezzi costruiti separatamente da ditte associate. Anche in questo caso la produzione sarà agevolata dall'uso di un sistema computerizzato dotato di terminali tra loro collegati che rende più facilmente accessibile a tutti coloro che lavorano in quell'industria (ma in diverse locazioni) la conoscenza immediata di informazioni relative ai pezzi, quali il loro disegno, la loro disponibilità, la loro locazione nei magazzini, il loro prezzo, ecc.

Quando siamo di fronte a reti come quelle appena descritte parleremo di reti a configurazione stellare (Figura 2).

Figura 2: architettura di rete a configurazione stellare
Figura 2: architettura di rete a configurazione stellare

Caratteristica peculiare di tali reti è quella di operare in un ambiente omogeneo, cioè di fare in modo che i terminali [=T] locati in diversi sites e collegati al sistema [=S] condividano tutti, oltre agli stessi dati, l'identico sistema operativo (cioè un insieme di comandi che coordinano le attività interne di un calcolatore), lo stesso formato di rappresentazione dei dati e una terminologia collegata.

E' facile comprendere che se da una parte ciò comporta un più semplice controllo dei collegamenti e delle trasmissioni, stabilisce anche i limiti del sistema stesso: in una organizzazione a configurazione stellare è l'elaboratore centrale a determinare interamente tanto il tipo dei dati accessibili quanto la potenza di calcolo.

La crescita del volume di informazione immagazzinata da singoli utenti e/o organizzazioni (ad esempio biblioteche, industrie, istutuzioni culturali e scientifiche, università) e la necessità di rendere disponibile tale mole di informazioni ad un'utenza sempre più vasta hanno contribuito (tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta) allo sviluppo di reti che potremmo chiamare di seconda generazione. Tali reti (che comunemente vengono identificate come linked systems, cioè sistemi collegati) pur se diverse nella configurazione di base, ancora operano in ambiente omogeneo. Viene però potenziata la quantità dei dati a disposizione degli utenti di ciascuna rete, facendo in modo di collegare tra loro due o più sistemi alla pari, ciascuno dei quali, a sua volta, ha una configurazione stellare (Figura 3).

Gli scambi di informazioni tra i diversi computer appartenenti ad una stessa rete sono regolati dai protocolli di comunicazione, ovvero da serie di convenzioni (gerarchicamente organizzate) che definiscono tanto le regole che governano gli scambi, quanto il funzionamento dei meccanismi di instradamento dei messaggi nella rete. La Figura 3 mostra tale configurazione che viene normalmente definita a topologia piatta.

Possiamo provare a chiarire il funzionamento delle reti a topologia piatta ritornando per un istante all'esempio della biblioteca: avremo un linked system tra biblioteche elettroniche quando colleghiamo assieme almeno due diverse biblioteche (ciascuna delle quali è gestita elettronicamente da un sistema di rete a configurazione stellare [=S]) che condividono lo stesso sistema operativo, lo stesso formato di rappresentazione dei dati e la stessa terminologia. In questo caso possiamo accedere ai dati bibliografici di entrambe le biblioteche da uno qualsiasi dei terminali collegati ad uno qualsiasi dei due sistemi.

Figura 3: architettura di rete a topologia piatta
Figura 3: architettura di rete a topologia piatta

E' ovvio comunque che, nonostante la rete così costituita ci permetta di accedere ad un numero maggiore di dati, anche in questo caso saremo limitati dal fatto che l'intera rete, pur costituita da diversi elaboratori, farà riferimento a (e sarà controllata da) uno stesso sistema operativo.

La relativa semplicità di gestione delle reti di questo tipo le rende così idonee alla erogazione di specifici (e unici) servizi. Nel momento in cui però le reti sono distribuite su un territorio nazionale e/o internazionale e forniscono una molteplicità di servizi in riferimento ad una varietà di dati, non è più possibile operare semplicemente facendo ricorso a reti come quelle presentate in Figura 3 e si avrà invece bisogno di reti la cui architettura, definita di client/server (cliente/servitore), è mostrata in Figura 4.

Figura 4: Internetworking con modello di elaborazione client/server
Figura 4: Internetworking con modello di elaborazione client/server

Nell'architettura client/server, un server [=FS] è (in parte lo si è visto) un sistema o un processo di rete che condivide le sue risorse con altri sistemi o processi, e/o fornisce loro un qualche servizio. Un client invece può essere sia un utente che fa uso di un servizio di rete, sia un sistema o un processo che richiede un servizio ad un altro sistema o processo.

Ad esempio, un caso di architettura client/server viene realizzato quando, uno o più calcolatori (dei servers) si occupano di gestire archivi di dati, cioè di immagazzinare files dati e inviare copie di quei files a tutti coloro (dei clients) che ne fanno richiesta, mentre altri calcolatori o gruppi di calcolatori (cioè altri servers) possono gestire su richiesta (di clients) la stampa dei files.

La rete ad architettura client/server [=R] viene allora a costituirsi virtualmente nel momento in cui colleghiamo assieme due reti minori [=R1] e [=R2], entrambe del tipo a topologia piatta descritto in precedenza. Ciò che distanzia strutturalmente la rete di tipo client/server dalle altre reti finora esaminate è il suo operare in un ambiente eterogeneo, un ambiente cioè in cui al fine di dare/ottenere servizi si connettono elaboratori diversi, cioè computers che pur avendo una terminologia collegata, fanno uso di diversi sistemi operativi, così come di diversi formati per la rappresentazione dei dati. Collegare vari elaboratori nel modo descritto permette di eliminare la dipendenza (e il limite) dell'intera rete da un unico sistema operativo: avremo vari sistemi operativi impiegati dai diversi servers per erogare i loro servizi, e avremo altri sistemi operativi nelle macchine dei clients per elaborare localmente i dati e gestire le interfacce.

E' ovvio che nelle reti, affinché sia possibile la condivisione su larga scala di qualsivoglia tipo di dati (siano essi catene di lettere, immagini, suoni) e di servizi, occorre innanzitutto un linguaggio comune ai sistemi collegati. I programmi responsabili della comunicazione devono infatti condividere tanto le convenzioni per la rappresentazione digitale dell'informazione che le procedure per il coordinamento dei processi di comunicazione. Ma se ciò è relativamente facile da realizzare con sistemi collegati in reti a topologia piatta, lo è meno nel momento in cui si realizzano reti che lavorano in ambienti eterogenei. La necessità di uno stesso linguaggio è una condizione troppo forte (in definitiva, presupporrebbe ancora, come negli elaboratori operanti in ambiente omogeneo, un solo sistema operativo) e si deve far fronte al problema costruendo un meccanismo di interconnessione tra computer chiamato internetworking. Tramite un particolare dispositivo denominato gateway (porta di accesso, Gw1 in Figura 4) le operazioni e i dati in uscita da un nodo di una rete R1 operante in un certo ambiente omogeneo sono tradotte così che vengano acquisite (attraverso il gateway Gw2) lungo il nodo di un'altra rete R2 operante in ambiente omogeneo (diverso dal primo) e 'comprese' dal protocollo che controlla il funzionamento della rete.

Non è questo il luogo idoneo per un approfondimento ulteriore dei dettagli[6]. Ma un'ultima considerazione in merito alle reti, e in particolare a proposito di quelle reti che vengono comunemente identificate come virtuali, ci sembra comunque necessaria. Riesaminando l'organizzazione delle rete presentata in Figura 1 alla luce delle informazioni ora in nostro possesso, ci è facile comprendere la natura di una rete virtuale globale. La rete virtuale si configura come una "rete di reti" che viene a costituirsi quando gli utenti operano nello spazio virtuale, cioè navigano connettendosi ai diversi nodi. Di fatto, nel mondo esistono e continueranno ad esistere una molteplicità di reti più o meno locali e localizzate (in senso fisico) su uno specifico territorio, e ciascuna di queste reti continuerà ad operare in ambiente omogeneo. Ma proprio per via di quei diversi gateways di cui si è parlato diviene possibile collegare (in maniera automatica) quelle reti tra loro e realizzare l'interoperabilità (a livello mondiale) tra le diverse applicazioni, interoperabilità che esprime l'essenza stessa della rete virtuale.

 

4. La navigazione: alcune reti e alcuni servizi delle reti.

E' stato osservato altrove che l'esistenza della rete mette in gioco due diversi modi di intendere il concetto di mobilità: l'uno è relativo ad una mobilità dei dati -- trovati e prelevati -- l'altro si riferisce ad una mobilità quasi-magica che consente all'utente di essere in più parti della rete senza fisicamente muoversi dal proprio site d'accesso[7]. Da ciò consegue che se da una parte è certamente vero che tale mobilità rende qualsiasi dato immagazzinato in qualche zona della rete più disponibile di quanto esso sia mai stato nella storia dell'umanità, è peraltro vero che quella mobilità richiede al navigatore di rete di possedere non soltanto la normale competenza che lo abilita a sapere cosa cercare e dove, ma anche una particolare conoscenza a proposito di come cercare e come giungere a destinazione.

Molti sono i modi per operare in rete e molti sono i servizi offerti dalla rete. Di fatto però, entrare in rete implica l'accedere ad un mondo all'interno del quale, specialmente ai primi tentativi, non sempre è facile muoversi per arrivare dove si vuole e per prelevare l'informazione desiderata. Così è necessario accennare almeno ad alcune più specifiche informazioni sulle diverse reti e sui servizi di rete utili alla navigazione.

4.1. Internet e altre reti:

Prima ancora di parlare dei servizi è il caso di parlare dell'esistenza di qualche specifica rete. Innanzitutto dobbiamo considerare Internet che oltre ad essere una delle più larghe reti virtuali esistenti (è una rete ad architettura internetworking su scala mondiale) è anche la rete privilegiata dalla comunità scientifica e accademica per lo scambio di informazioni.

Per dare un'idea della potenza e dell'estensione di Internet possiamo ricordare quanto scrive a proposito l'"Office for Information Technology" di Harvard, in un file di introduzione all'Internet (accessibile, ovviamente, in rete):

L'Internet è una rete di computer che collega più di 2000 reti partecipanti e 325.000 computer individuali dislocati ovunque nel mondo. Oltre a distribuire la posta elettronica e permettere il trasferimento di files tramite l'FTP [servizi che vedremo più avanti] l'Internet fornisce l'accesso a molte risorse accademiche e non accademiche. Alcune tra queste sono: cataloghi delle biblioteche universitarie, gruppi di discussione on-line e supercomputers.
Anche se è probabile che Internet sia una delle reti più praticate del mondo, va ad ogni modo tenuto presente il fatto che essa non è la sola rete internazionale a disposizione; c'è per esempio un'altra rete chiamata UUCP (dal nome del protocollo usato) costituita collegando tra loro due sistemi per specifici intervalli di tempo, durante i quali viene svolto qualsiasi lavoro richiesto da uno dei due sistemi. E un'altra rete ancora è chiamata BITNET (Because It's Time Network). Essa usa un altro tipo di protocollo, denominato NJE ed è una rete in crescita continua, anche se trova in Internet una temibile rete concorrente.

Quelle appena menzionate sono soltanto alcune tra le più importanti reti. Ma non bisogna dimenticare che esistono molte altre reti a diffusione nazionale (in Italia, ad esempio, si è formata la rete GARR, ma estesa è anche la rete britannica JANET, e quella scandinava NORDINFO) e regionale che, come parti mobili di un organismo vivente, tendono di continuo a costituirsi e sfaldarsi e/o ad aggiungere nuovi nodi terminali.

Proprio a causa di tale varietà di reti e della velocità con cui nuove reti vengono a crearsi, non è sempre possibile conoscere della loro esistenza consultando gli appositi elenchi diffusi in forma elettronica, e ancora una volta, il modo più concreto per acquisire dettagliate informazioni resta senza dubbio l'entrare in rete come si entrerebbe in un labirinto ed esplorare.

4.2. Indirizzi elettronici e domini

Affinché sia praticabile la comunicazione tra tutti gli individui che in qualsiasi parte del mondo hanno accesso alla rete (siano essi esseri umani o sistemi) è necessario poter identificare quegli individui in maniera univoca. Tale identificazione è resa possibile assegnando ad ogni individuo ciò che viene normalmente chiamato indirizzo elettronico (email). Nella maggior parte dei casi un email è del tipo:

NOME-UTENTE@QUALCHE-LUOGO.DOMINIO.

Il NOME-UTENTE indica il nome con il quale l'utente (umano) viene identificato nel sistema. il QUALCHE-LUOGO.DOMINIO (separato dal nome dell'utente tramite il carattere "@") identifica invece il dominio all'interno del quale si opera, ovvero il nome di un sistema o di una locazione, e il tipo di organizzazione.

Ovviamente non è necessario che l'utente ricordi tutti gli indirizzi elettronici di altri utenti o sistemi con i quale vuole comunicare. In molti casi infatti il sistema che opera in un certo dominio fornisce automaticamente il servizio di collegamento con altri sistemi. In aggiunta a ciò, o quando tale collegamento automatico si dimostrasse impraticabile, è sempre possibile, tramite semplici navigazioni in rete, esaminare apposite banche dati che contengono le liste degli indirizzi elettronici e dei domini tanto dei singoli utenti che delle organizzazioni (università, industrie, biblioteche, ecc.) e dei sistemi collegati.

4.3. I servizi

E' il caso ora di parlare più propriamente dei servizi. Tra i molti offerti dalla rete tre ci sembrano essenziali per intraprendere i primi spostamenti: il collegamento con sistemi remoti, la posta elettronica e il recupero di files da banche dati[8]. Facendo uso di questi tre servizi è infatti già possibile tanto scambiare informazioni con utenti lontani che accedere all'insieme di testi (manuali, guide alla rete e ai servizi di rete, eserciziari) che aiutano l'utente ad accrescere in breve tempo le proprie competenze e la propria abilità nella navigazione.

4.3.1. Telnet: il collegamento con sistemi remoti

Dato che il navigare in rete comporta lo spostarsi tra i nodi, cioè l'entrare nei diversi sistemi per accedere ai più svariati dati da essi gestiti, si può facilmente comprendere come un servizio che abiliti il collegamento tra questi diversi sistemi possa essere inteso come il cuore stesso della rete. E questo è esattamente quanto accade con il protocollo Telnet all'interno della rete Internet (o protocolli affini nel caso si stia operando in altre reti). Tramite Telnet un utente locato in un certo site può interagire (connettersi) con un sistema remoto, cioè un host locato in un altro site distante anche migliaia di chilometri, e usare il proprio computer come un terminale di quel sistema remoto, sfruttandone così sia le risorse di calcolo che quelle informative[9].

Sebbene ogni sistema ammetta varianti locali, il comando generale per la richiesta di un collegamento è della forma:

telnet QUALCHE-LUOGO.DOMINIO

4.3.2. Mail: la posta elettronica

La posta elettronica è uno dei più noti e usati servizi di rete ed è probabilmente il primo che si impara a conoscere e ad apprezzare. Essa è rapida e relativamente semplice da usare e costituisce la fusione tra il tradizionale sevizio postale che permette (pur se spesso con lentezza) lo scambio di informazioni tra due individui, e la tecnologia elettronica, veloce e a basso costo, delle reti.

Ovviamente, la posta elettronica ruota attorno all'idea di indirizzo elettronico. Tramite una serie di comandi interni al servizio di posta elettronica, è possibile spedire e/o ricevere testi (verbali) a/da un qualsiasi utente in possesso di indirizzo elettronico. E' inoltre possibile trasformare files di testo (non necessariamente scritti con l'editor della posta elettronica) in messaggi postali, così come è pure possibile il processo inverso, cioè trasformare messaggi in files di testo che, una volta terminato il collegamento di rete, possono essere elaborati dai vari programmi di word-processing.

4.3.3. FTP: la cattura di files

Questo è forse uno dei servizi più preziosi messi a disposizione degli utenti di rete. FTP sta per "File Transfer Protocol" ovvero indica il protocollo che si occupa del trasferimento dei files dalle banche dati presenti nella rete Internet al sistema dell'utente. In altre parole, tramite il servizio FTP, previa la necessaria autorizzazione (il più delle volte concessa gratuitamente all'atto dell'accesso negli appositi sistemi locati in diverse parti del mondo), è possibile prelevare files contenenti diversi tipi di informazioni (da testi di letteratura a giornali elettronici e a testi che introducono l'utente all'uso della rete, da librerie di immagini a animazioni, da archivi di film computerizzati a composizioni musicali, da programmi per il calcolo delle orbite di un'astronave a quelli per il miglioramento dell'efficienza del proprio personal computer, ecc.), e trasferirli velocemente nel proprio sistema, ovvero copiarli su disco rigido o dischetto, così da poterli utilizzare poi a seconda delle proprie personali esigenze.

4.3.4. Altri servizi di navigazione:

I servizi finora esaminati permettono l'accesso alla reti e alle diverse informazioni contenute nella banche dati gestite dai sistemi di rete, così come la possibilità di scambiare velocemente e facilmente messaggi da un nodo all'altro di una rete di reti. D'altra parte, considerando la mole di informazioni e di servizi disponibili nelle reti, e tenendo conto delle difficoltà che si incontrano nel muoversi concretamente tra tali masse di dati, ci sembra utile concludere il nostro discorso sulle reti accennando almeno all'esistenza di altri tre servizi che con modalità diverse facilitano la navigazione e la ricerca.

Archie Archie (accessibile con Telnet) è un servizio (mensilmente aggiornato) la cui principale funzione è ricercare informazioni nelle banche dati in ambiente Internet. Archie si occupa di rintracciare informazioni relative ai files dei numerosissimi (sono più di 800) servers FTP diffusi nel mondo, cioè si incarica di scorrere automaticamente le banche dati accessibili dai servers FTP e di mostrare (su richiesta) le liste dei files in esse contenuti. Nell'insieme, questi files sono più di un milione e rappresentano più di 50 gigabytes di informazione (oltre 50.000.000.000 bytes) a disposizione degli utenti.

Una ulteriore funzione del servizio Archie è fornire agli utenti liste con le descrizioni dei files contenuti in banche dati denominate "whatis" (cosa-è); queste descrizioni mettono l'utente in grado di conoscere quanti e quali files (di programmi, di testi, di documenti vari) di pubblico dominio (cioè files che vengono distribuiti gratuitamente) sono contenuti nell'intera rete Internet.

Gopher E' un servizio di navigazione che può essere usato per cercare le informazioni contenute in una rete di hosts. Gli utenti del servizio Gopher hanno a disposizione due possibilità di navigazione: la prima permette loro di spostarsi (senza la necessità di conoscere gli indirizzi elettronici) da un determinato host (e dalle informazioni da esso gestite) ad una molteplicità di altri hosts (listati in un menu iniziale) ed altri insiemi di informazioni; la seconda modalità di navigazione permette di ricercare una lista di tutti i documenti gestiti da un certo Gopher che contengono una o più parole chiave nella loro descrizione, cioè in ciò che viene usato per identificarli (di fatto è il nome dei documenti, ma può essere anche un titolo, o una vera e propria descrizione dettagliata del contenuto di un documento).

Veronica E' un servizio in un certo senso analogo a quello offerto da Gopher, ma disegnato per ricerche estese a più Gophers. Infatti, così come Archie si muove principalmente all'interno della rete di archivi FTP, Veronica (accessibile peraltro dai menu dei Gopher) opera all'interno della spazio-gopher, cioè dell'intera rete di Gophers. Però, contrariamente ad Archie (che mostra liste dei files contenuti negli archivi FTP, ma non permette l'accesso diretto ai files) Veronica ricerca le informazioni richieste dall'utente (cioè, come nel caso delle ricerche tramite Gopher, una o più parole chiave contenute nella descrizione dei documenti) nell'intera rete di Gophers, e permette poi l'accesso diretto ai documenti trovati. Il risultato di una ricerca di Veronica è cioè un menu di Gopher costruito su misura per le esigenze dell'utente. Tale menu fornisce automaticamente l'accesso a diversi Gophers, ciascuno dei quali a sua volta accede alle informazioni identificate sulla base delle richieste dell'utente.

 

5. Conclusioni

Poche altre considerazioni ci sembrano ormai necessarie a chiudere il nostro breve lavoro di introduzione alle reti informatiche. Abbiamo cercato di mostrare cosa sono le reti e come funzionano. Abbiamo inoltre voluto presentare alcuni servizi di rete così da stimolare il lettore e indurlo a 'gettarsi' nello spazio virtuale delle reti per navigare a caccia di informazioni. Ora, se una questione connessa alle reti resta ancora irrisolta è quella a proposito del ruolo sociale che le reti svolgeranno nel nostro futuro prossimo. A cosa ci porteranno le reti? Come cambieranno la nostra vita? Fino a che punto riusciremo a integrarle nella ncalifostra attività quotidiana?

"E' ancora presto per giudicare le rivoluzioni che l'uso dei supporti elettronici procurerà nelle nostre abitudini di utenti"[10] scrive in tal senso Fabio Vitali in un numero di Semio-News dedicato agli ipertesti e alla comunicazione multimediale. Ed è vero. Non siamo ancora in grado di proiettare il presente in avanti così da costruire una convincente immagine di un futuro nel quale il computer sarà tanto capillarmente diffuso a tutte le nostre attività quotidiane da diventare per noi 'invisibile', da essere cioè dotato di quella stessa invisibilità da noi ormai tacitamente assegnata alla scrittura e alla stampa[11]. Ma pur se impossibilitati a produrre previsioni precise, di una cosa non possiamo dubitare: un nuovo scenario sta effettivamente prendendo forma davanti a noi a ritmi impensabili fino a pochi anni indietro, e nella formazione di questo scenario, il computer ha e avrà un ruolo determinante.

Dobbiamo tenere conto del fatto che il computer non è un medium tra altri media. E ciò perché, contrariamente a quanto accade con il resto dei media, il computer non assolve unicamente ad una funzione predeterminata, quella per cui esso è stato costruito. Il computer è piuttosto il contenitore/produttore di un numero indeterminato di funzioni. In tal senso potremmo dire che esso preleva le funzioni proprie degli altri media, le assorbe, le manipola e le integra così da produrre con maggior efficienza quei comunicati multimediali che sarebbero altrimenti separatamente costruiti facendo uso degli altri media. E concretamente questo è proprio quanto attualmente sta accadendo. Ma ciò non basta; il computer fa di più, fa altro. Nel suo essere contenitore/creatore di funzioni, nel suo dettarci (forse anche nostro malgrado) nuove regole per immagazzinare, prelevare e manipolare i più svariati tipi di informazioni, ci costringe a orientarci verso nuovi modi di operare con le informazioni, nuovi modi di organizzare il pensiero, e con essi, nuovi mondi (inclusi quelli virtuali) da percepire e costruire[12].

Se lanciamo un breve sguardo a quello che il mercato informatico e le reti già ci offrono possiamo meglio comprendere il senso del cambiamento di cui si sta dicendo. Attualmente, una buona percentuale dei comunicati scambiati in rete fa un uso quasi esclusivo del medium verbale scritto su monitor; certamente immagini, animazioni, suoni e programmi sono già a disposizione degli utenti di rete, ma ancora non è attuabile (o meglio, lo è, per ora, soltanto in maniera limitata) la possibilità di trasmettere e ricevere in rete comunicati multimediali in cui le diverse materie mediali coesistono contribuendo in maniera integrata alla costituzione del significato del comunicato. Quando questo sarà possibile su larga scala, si verificherà un mutamento nei tipi di comunicati prodotti, e, di conseguenza, negli sforzi creativi tesi alla produzione di tali comunicati, e nei tipi di interazioni comunicative tra utenti.

Ma il cambiamento più radicale ci sembra verrà non tanto dalla possibilità di produrre in rete la comunicazione multimediale (in fondo, siamo già sommersi da comunicati multimediali, e quindi mentalmente abituati ad essi), ma quanto dal fatto che, contrariamente a ciò che ci accade nella produzione di 'normali' comunicati multimediali (si pensi a un film, a un balletto, a un fumetto, che il più delle volte fanno di una logica lineare il loro principio organizzativo) tale comunicazione multimediale in rete sempre più troverà nell'ipertesto[13] il suo spazio ideale di definizione. E' proprio l'ipertesto a costituire l'elemento formale innovativo nell'organizzazione dei diversi materiale mediali e quindi nella rimodellizzazione del pensiero. Coniugando la velocità e l'affidabilità della tecnologia informatica con la logica non-lineare o multi-lineare degli ipertesti (in fondo teorizzabile anche senza l'aiuto dei computers, ma concretamente ben difficilmente realizzabile senza di essi) presto impareremo ad accedere a banche dati che conserveranno il sapere della razza umana, e a prelevare, trasportare, manipolare, organizzare quei dati in modi impensabili prima dell'era elettronica.

Non dovremo attendere molto affinché la nuova rivoluzione informatica entri nella sua fase matura. Quanto si è finora descritto è già tecnicamente possibile o lo sarà entro brevissimo tempo. La tecnologia ci mette infatti già a disposizione sistemi in grado di produrre in rete comunicati multimediali ipertestuali[14]. Come pure non sembra lontana la possibilità di volare dentro a reti di mondi artificiali virtuali (e forse dentro ai propri sogni), e manipolare controfigure elettroniche nella 'matrice', in quel cyberspazio ideato nell'84 da Gibson nel suo romanzo Neuromance, e ormai quasi-reale nel mondo attuale[15]. Ma per far sì che queste opportunità offerteci dalla tecnologia diventino concretamente parte della nostra vita dovremo aspettare il momento in cui saremo psicologicamente in grado di accettare (senza timori) che la carta stampata sia sostituita dal monitor, che il monitor diventi una finestra sulla produzione di comunicati multimediali in forma ipertestuale, che questa finestra si affacci sulle finestre di altri computer collegati o collegabili in una rete di estensione mondiale.

 

APPENDICE

Un esempio di navigazione: la biblioteca virtuale

Per rendere il discorso quanto più fruttuoso possibile, e per far sì che esso diventi stimolo per futuri tentativi di navigazioni e ricerche in rete si è pensato di presentare la sequenza di passi necessari per l'accesso ad una delle maggiori biblioteche elettroniche degli Stati Uniti, la Biblioteca dell'Università della California, denominata Melvyl.

Ci sembra utile far notare che con la presentazione di tale esempio si conseguiranno due diversi scopi: il primo sarà quello di mettere i lettori in grado di effettuare dal terminale di Macerata una reale ricerca bibliografica; il secondo, contemporaneo nell'azione al primo, ma di diversa portata concettuale, sarà invece quello di introdurre realmente gli utenti all'interno di un particolare e importante spazio virtuale che, in accordo con una definizione ormai internazionalmente assestata, viene identificato come lo spazio della biblioteca virtuale.

A tal proposito, vorremmo ricordare che la biblioteca virtuale nasce nel momento in cui una biblioteca elettronica (ovvero una biblioteca in cui almeno le informazioni bibliografiche siano gestite da un computer e tramite computer siano consultabili dagli utenti) viene collegata ad una rete (la cui configurazione sia 'a topologia piatta' o del tipo linked-systems) e diventa quindi consultabile non più soltanto dagli utenti che fisicamente accedono ai terminali disposti nell'edificio che accoglie la biblioteca, ma a tutti quegli utenti (fisicamente anche molto distanti) che possono collegarsi in rete.

Dovrebbe risultare evidente che una biblioteca elettronica virtuale così concepita si differenzia in maniera sostanziale da quella tradizionale. Innanzitutto, la biblioteca elettronica assolve in maniera più efficiente a tutti i servizi già esistenti all'interno di una biblioteca tradizionale, quali ad esempio la classificazione dei libri, la loro catalogazione, la circolazione ecc. Inoltre, l'informatizzazione della biblioteca determina nuovi criteri di accesso ai dati bibliografici: la velocità di ricerca non è neppure paragonabile a quella necessaria impiegando le tradizionali tecniche; la ricerca informatizzata è effettuata automaticamente su tutti i dati bibliografici contenuti nella banca dati della biblioteca (contrariamente a quanto di solito accade consultando manualmente gli schedari), e in riferimento ad una molteplicità di chiavi di accesso (soggetto, autore, anno di edizione, casa editrice, lingua, ecc.); l'uso dell'algebra booleana permette di controllare e delimitare la ricerca in maniera assolutamente impraticabile nelle biblioteche a schede.

Se alle potenzialità di una biblioteca informatizzata come quella ora descritta aggiungiamo le possibilità comunicative permesse da un collegamento in rete, otteniamo uno strumento di grande efficacia comunicativa (la biblioteca virtuale, appunto). Il collegamento in rete infatti, coniuga la funzionalità di una biblioteca elettronica messa a disposizione di una comunità (quella degli utenti di rete) di estensione mondiale, con la possibilità di accedere alla varietà di prodotti informatici offerti dalla rete, quali libri, riviste elettroniche, associazioni e notiziari elettronici costantemente aggiornati che si occupano di informare sui più svariati campi del sapere.

Non è questo il luogo per approfondire il discorso sulle biblioteche virtuali. Ma le poche considerazioni sopra svolte dovrebbero comunque mettere il lettore in grado di comprendere l'importanza delle biblioteche virtuali all'interno di quel mondo informatizzato di cui si è detto in precedenza, sempre più fondato sullo scambio rapido di grandi masse di informazioni.

Un discorso a parte, ma strettamente connesso con la situazione di Macerata, e quindi con la concreta possibilità di accedere da Macerata alla rete Internet e allo spazio della biblioteca virtuale, è il discorso sulla rete GARR (Gruppo Armonizzazione Reti per la Ricerca). Non si vuole qui scendere nei dettagli a proposito della rete GARR[16], ma è almeno necessario precisare che tale rete, oramai estesa sull'intero territorio nazionale, costituisce il principale strumento italiano per la comunicazione internazionale della comunità scientifica e tecnologica. Tramite la GARR è infatti possibile collegarsi alle altre reti internazionali (inclusa la rete Internet) di cui si è già fatta menzione.

Anche se l'Università di Macerata diventerà tra breve nodo terminale della rete GARR (insieme agli altri nodi regionali già esistenti di Ancona, Camerino e Urbino), non è attualmente possibile accedere direttamente alla rete da Macerata. Di conseguenza l'esempio che presenteremo si riferisce ad un collegamento mediato; in altre parole, per accedere alla rete da Macerata avremo prima bisogno di collegarci tramite modem al nodo terminale dell'Università di Camerino.

Possiamo ora procedere ed esaminare dettagliatamente le fasi di navigazione che ci condurranno alla Biblioteca Elettronica Melvyl.

[d'ora in avanti, le scritte in neretto indicheranno i messaggi del computer, mentre quelle in corsivo le risposte dell'utente]
Dalla postazione di lavoro locata presso la Biblioteca del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Macerata accediamo tramite una connessione via modem al nodo CAMVAX, cioè al sistema dell'Università di Camerino. Dopo aver acceso il computer, al prompt(attesa di comandi) di sistema [C:\>] scriviamo:
C:\> modem
questo ci permette di attivare il programma di gestione del modem. Poi digitiamo:
Alt + d
e scegliamo l'opzione "2". A questo punto il programma comporrà automaticamente il numero relativo al nodo terminale di Camerino della rete GARR.

Una volta stabilita la connessione apparirà il messaggio:

CONNECTED 1200/REL-MNP
premiamo INVIO e apparirà il logos del Centro Interdipartimentale di Calcolo dell'Università di Camerino seguito dal messaggio di richiesta:
USER NAME (il nome dell'utente)
e da quello di richiesta:
PASSWORD (parola d'accesso)
necessari per l'accesso al sistema.
[N.B. ciò che riguarda tali informazioni è necessario rivolgersi al Direttore della Biblioteca del Dipartimento di Filosofia].
Una volta entrati nel sistema il nostro prompt sarà una "$". Siamo ora pronti per collegarci con altri nodi della rete.

Prima di tutto dobbiamo inserirci nel nodo primario nazionale della rete GARR, dobbiamo cioè stabilire un collegamento con il CINECA.IT. Lo facciamo con il comando:

set host dectcp
Il messaggio che seguirà la nostra richiesta sarà:

ULTRIX V4.2A (Rev. 47) (dectcp.cineca.it)

FROM INTERNET TO DECNET USE THE NUMERIC ADDRESS FORMAT (AA.NNNN)

dopo del quale apparirà la richiesta di login. Proviamo ora finalmente il collegamento con Melvyl semplicemente scrivendo il suo indirizzo elettronico (che possiamo facilmente trovare, assieme a molti altri indirizzi, direttamente in varie banche dati della rete) seguito da un punto esclamativo:
melvyl.ucop.edu!
(il punto esclamativo è una variante del tipico comando Telnet per la richiesta di collegamento)

La risposta sarà del tipo :

Trying....Connected to

MELVYL.UCOP.EDU, an IBM-3090

Escape character is '^]'

DLA LINE 120 (TELNET) + (data e ora della connessione)

(MELVYL.UCOP.EDU)

Please Enter Your Terminal Type Code or Type ? for a List of Codes.

TERMINAL? VT100

Press RETURN for the MELVYL System ->

Premendo RETURN così come ci è stato richiesto accediamo finalmente alla schermata di menù che ci guida nelle varie opzioni di ricerca tra gli oltre 7.000.000 di titoli presenti nel catalogo.

Una volta che si sia conclusa la ricerca bibliografica (qui non presentiamo l'insieme dei comandi specifici, in quanto questi possono essere facilmente appresi leggendo le varie schermate di help (aiuto alla ricerca) gestite dallo stesso sistema Melvyl) occorre chiudere il collegamento digitando end dal menù principale. Si tornerà così al nodo terminale di Camerino dal quale si potrà successivamente uscire (e quindi chiudere definitivamente la navigazione) per mezzo del comando logoff.


NOTE

1. Marshall McLuhan, Understanding Media, Mc Graw-Hill Book Company, New York, 1964, tr. it. Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano, 1967, pp.262-63.

2. Si veda l'articolo di Ernest W.B. Hess-Lüttich "L'universo segnico della comunicazione multimediale" presente in questo numero dei Quaderni di Filosofia; in particolare il paragrafo 5. Si prenda pure esame il testo di Fulvio Massini Guida alla multimedialità, Milano, Gruppo editoriale Jackson, 1991. Da notare che la sezione Repertorium di questo Quaderno contiene un indice del testo.

3. Soprattutto tenendo conto del fatto che non è particolarmente semplice poter reperire e/o consultare manuali che trattino le reti in modo accessibile ad utenti non esperti.

4. Queste definizioni sono tratte dal dattiloscritto di Carla Basile "Le reti di trasmissione, i protocolli e gli standard", distribuito in occasione del Seminario su "La biblioteca virtuale", Milano, 22-23 aprile, 1993.

5. Vedi Michael B. Spring, "Informating with Virtual Reality" in Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di), Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, London, Meckler Publishing, pp.3-18.

6. Per informazioni più tecniche su tali argomenti si rimanda a Vinton G. Cerf, "Le reti", in Le Scienze, nE 279, novembre 1991, pp.26-35.

7. Cfr. Aroldi, Garassini, Gasparini e Vittadini, "Conoscere i new media", in Bettettini e Colombo, Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani, 1993, pp.203-263.

8. Ovviamente, qui ci limitiamo a indicare l'esistenza di questi servizi, senza peraltro esplicitamente fornire la specifica sintassi dei comandi che permettono l'utilizzo di quei servizi. Per informazioni più precise, si rimanda ai vari manuali di rete. Uno dei più completi manuali introduttivi alla rete, lo si è già detto, è Zen and the Art of the Internet, prelevato con il servizio FTP (vedi più avanti nel testo) da una banca dati il cui email è: mrcnext.cso.uiuc.edu; il file zen10.txt (che contiene il manuali in formato ASCII) è nella subdirectory /etext/etext92.

9. Per un'applicazione di Telnet che permette di accedere ad una biblioteca elettronica si veda l'Appendice.

10. Semio-News, Anno III, n. 8, gennaio-marzo 1993, p.2.

11. Si veda in proposito Lawrence G. Tesler, "Le reti informatiche degli anni novanta", in Le Scienze, n.279, novembre 1991, pp.36-45. Si veda anche Mark Weiser, "I calcolatori del XXI secolo", in Le Scienze, n.279, novembre 1991, pp.46-57.

12. Ripensiamo ad Walter Ong di Oralità e scrittura, a ciò che egli ci racconta a proposito del percorso del pensiero nella storia dell'uomo: il pensiero orale che si trasforma in pensiero figlio della chirografia e poi della stampa. Oralità, scrittura, stampa: a ciascuna di queste fasi nell'evoluzione intellettuale dell'uomo corrisponde una rivoluzione nel pensiero: il pensiero formulaico, vivo soltanto nello spazio auditivo, con la scrittura muta in pensiero libero da formule e con la stampa si cristallizza in pensiero dello spazio visivo. Quali sono le nuove forme di pensiero che ci attendono nella quarta rivoluzione, quella elettronica? Per ulteriori commenti su questo cfr. le osservazioni su Oralità e scrittura nella sezione "Recensioni e Note" di questo Quaderno.

13. Secondo Teodor Nelson, creatore del termine, un ipertesto è "scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce al meglio davanti ad uno schermo interattivo"; cfr Theodor Holm Nelson, Literary Machines 90.1, 1990, tr. it. Literary Machines 90.1. Il progetto Xanadu, Franco Muzzio Editore, Padova, 1992, sez.0/3.

14. Si pensi, ad esempio al software Xanadu, che Theodor Nelson, il suo creatore, concepisce come il "sistema elettronico per la letteratura" intesa come un "sistema in evoluzione di documenti [multimediali in forma ipertestuale] interconnessi. Cfr. Theodor Holm Nelson, Literary Machines 90.1, 1990, op. cit. sez.2/3 e sez. 2/8.

15. Si veda William Gibson, Neuromancer, Ace, New York, NY, 1984, tr. it. Neuromante, Editrice Nord, Milano, 1991. Per una trattazione teorica si veda anche Myron W. Krueger, Artificial Reality II, Addison- Wesley Publishing Company, New York, 1992, tr. it. Realtà artificiale, Addison-Wesley Italia Editoriale, Milano, 1992.

16. Per una descrizione più approfondita della rete GARR si veda l'articolo di Stefano Pigliapoco "Verso la costituzione di un polo GARR", in Il bollettino CED, Anno II, n.3, ottobre 1992, pp.4-5.


BIBLIOGRAFIA

La seguente bibliografia è divisa in due parti: i titoli presentati nella prima parte sono ripresi dalla bibliografia che completa il manuale Zen and the Art of the Internet, di cui più volte si è parlato, e indicano testi che hanno a che fare in maniera più o meno diretta con le reti; la seconda parte presenta invece testi di carattere più generale tanto sulle reti che su diversi aspetti della comunicazione multimediale.

PARTE1:

Comer, Douglas E.
1991 Internetworking With TCP/IP, 2nd ed., 2v, Prentice Hall Englewood Cliffs, NJ.

Davidson, John
1988 An Introduction to TCP/IP, Springer-Verlag, Berlin.

Frey, Donnalyn, and Adams, Rick
1989 !@%:: A Directory of Electronic Mail Addressing and Networks, O'Reilly and Associates, Newton, MA.

Gibson, William
1984 Neuromancer, Ace, New York, NY.

LaQuey, Tracy
1990 Users' Directory of Computer Networks, Digital Press, Bedford, MA.

Levy, Stephen
1984 Hackers: Heroes of the Computer Revolution, Anchor Press/Doubleday, Garden City, NY.

Partridge, Craig
1988 Innovations in Internetworking, ARTECH House Norwood, MA.

Quarterman, John S.
1989 The Matrix: Computer Networks and Conferencing Systems Worldwide, Digital Press, Bedford, MA.

Raymond, Eric (ed)
1991 The New Hacker's Dictionary, MIT Press, Cambridge, MA.

Stoll, Clifford
1989 The Cuckoo's Egg, Doubleday, New York.

Tanenbaum, Andrew S.
1988 Computer Networks, 2d ed, Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ.

Todinao, Grace
1986 Using UUCP and USENET: A Nutshell Handbook, O'Reilly and Associates, Newton, MA.

The Waite Group
1991 Unix Communications, 2nd ed., Howard W. Sams & Company, Indianapolis.

PARTE 2:

a) Libri

Aroldi, Garassini, Gasparini e Vittadini,
1993 "Conoscere i new media", in Bettettini e Colombo (a cura di), Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani.

Carla Basile,
1993 "Le reti di trasmissione, i protocolli e gli standard", dattiloscritto distribuito in occasione del Seminario su "La biblioteca virtuale", Milano, 22-23 aprile.

Bettettini e Colombo (a cura di),
1993 Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani.

William Gibson,
1991 Neuromante, Editrice Nord, Milano.

Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di),
1991 Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, Meckler Publishing, London.

Myron W. Krueger,
1992 Artificial Reality II, Addison- Wesley Publishing Company, New York, tr. it. Realtà artificiale, Addison-Wesley Italia Editoriale, Milano, 1992.

Fulvio Massini,
1991 Guida alla multimedialità, Milano, Gruppo editoriale Jackson.

Marshall McLuhan,
1964 Understanding Media, Mc Graw-Hill Book Company, New York, 1964, tr. it. Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano, 1967.

Theodor Holm Nelson,
1990 Literary Machines 90.1, tr. it. Literary Machines 90.1. Il progetto Xanadu,Franco Muzzio Editore, Padova, 1992.

Stefano Pigliapoco,
1992 "Verso la costituzione di un polo GARR", in Il bollettino CED, Anno II, n.3, pp.4-5.

Michael B. Spring,
1991 "Informating with Virtual Reality", in Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di), Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, Meckler Publishing, London, pp.3-18.

Lawrence G. Tesler,
1991 "Le reti informatiche degli anni novanta", in Le Scienze, n.279, pp.36-45.

Alvin Toffler,
1970 Future Shock, Random House, New York.

John A. Waterwormth,
1992 Multimedia - Technology and Applications, Ellis Horwood Limited, tr. it. Multimedia. Tecnologia e applicazioni, Franco Muzzio Editore, Padova, 1992.

Mark Weiser,
1991 "I calcolatori del XXI secolo", in Le Scienze, n.279, pp.46-57.

b) Riviste

Le Scienze, n. 279, novembre 1991: "Comunicazioni, calcolatori e reti".

Multimedia. Comunicazione, formazione e tecnologie, n. 13, 1993.

Semio-News, Anno III, n. 8, gennaio-marzo 1993.

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Published in: Quaderni di Ricerca e Didattica XIV: Sistemi Segnici e Loro Uso nella Comunicazione Umana. Ed. Janos S. Petofi. Macerata: University of Macerata, 1993. 39-70.
1. Introduzione. Nel 1964 in Gli strumenti del comunicare, Marshall McLuhan scriveva:
Uno dei fenomeni più significativi dell’era elettrica  consiste nel creare una rete globale che ha molte delle caratteristiche del nostro sistema nervoso centrale, il quale non è soltanto una rete elettrica, ma un campo unificato di esperienza. […] La tecnologia elettrica estende il processo istantaneo della conoscenza mediante un rapporto tra le sue componenti analogo a quello in corso da sempre all’interno del nostro sistema nervoso centrale[1].
A quasi trent’anni dalla pubblicazioni di quel libro, l’era elettrica divenuta ormai era elettronica, non possiamo non cogliere il senso di vivida attualità di tali frasi. L’occhio profetico di McLuhan aveva compreso e descritto con anni di anticipo i grandi mutamenti sociali e culturali che le nuove tecnologie ci avrebbero imposto. Ormai ci troviamo concretamente a vivere nel villaggio globale (elettronico); ora il nostro mondo si è realmente coperto di quella rete globale di collegamenti la cui configurazione rimanda ad architetture neuroniche. Ora effettivamente operiamo in una società ad alta tecnologia che sempre più tende alla archiviazione e alla rappresentazione informatica del proprio sapere e che quindi sempre più fortemente basa la sua sopravvivenza e vitalità sullo scambio rapido di masse di dati (di tipo multimediale e non più solamente verbale) da un qualsiasi luogo ad un qualsiasi altro del globo terrestre. Questo complesso universo fondato sulla comunicazione computerizzata ci costringerà tra breve a modificare radicalmente le nostre abitudini di vita, così come pure ad estendere (se non più propriamente a rimodellare) il nostro modo di pensare e di rapportarci agli altri. Tale mutamento è già in atto, anche se la diffusione di quei dispositivi creati per assolvere in maniera computerizzata e integrata a molti dei compiti che ora svolgiamo manualmente non è ancora capillare al punto tale da sconvolgere tanto socialmente che psichicamente la nostra quotidianità. Ma il punto critico di rivoluzione informatica è alle porte. Già ora ci troviamo a dover fare concretamente i conti con la crescita vertiginosa di una conoscenza tecnologica che favorisce la proliferazione di strumenti capaci di una sempre più accurata rappresentazione e trasmissione digitale di diverse forme di manifestazione del sapere (testi verbali, immagini, suoni, ecc.)[2]. Così pure nel campo più teorico, ci accorgiamo che le ricerche interdisciplinari sulla multimedialità, il cui scopo è in definitiva la comprensione e la descrizione degli aspetti relativi alla comunicazione umana, sono forzate ad estendere la loro portata teorica per includere nel proprio campo di analisi tutti quei fenomeni di comunicazione tipici di un mondo comunicativo mediato (ma anche creato) dai computer. Sulla base di tali semplici considerazioni ecco che viene a delinearsi il senso con il quale si vuole intraprendere il discorso sulle reti. Questo lavoro non ha certamente l’intenzione di sostituirsi ai manuali teorico-tecnici sulle reti, ma vuole presentarsi piuttosto come un sintetico complemento-commento ad essi[3]. Le reti (e, parallelamente ad esse, tutti i nuovi sistemi informatici destinati alla produzione di comunicati multimediali in forma ipertestuale) saranno in un futuro molto prossimo il veicolo primario (e a basso costo) per lo scambio internazionale di informazioni, e quindi si dovrà pensarle come strumenti polifunzionali di comunicazione candidati non soltanto al ruolo di supporti-mediatori-integratori di conoscenza digitalizzata, ma anche e soprattutto di creatori di una nuova capacità di percezione e manipolazione dei fenomeni. Già oggi comunque le reti assolvono sempre più massicciamente a questo scopo, e la loro presenza già oggi contribuisce al determinarsi di un gap sempre più difficilmente colmabile tra coloro che vogliono/riescono a ri-pensare alle nuove forme di sapere e di organizzazione del sapere, e, di conseguenza, estendono con consapevolezza i loro interessi ai nuovi strumenti di comunicazione, e coloro che, incapaci di adeguarsi all’inevitabile mutamento, schivano/rifiutano tali forme e organizzazioni del sapere indicandole come le più evidenti manifestazioni di una deumanizzazione della cultura in favore di una sua tecnologicizzazione. Al fine di evitare quanto più possibile l’estendersi di tale frattura, ci pare allora essenziale prendere in esame proprio ciò che abbiamo denominato unostrumento polifunzionale per la comunicazione, e avviare quindi un discorso sulle reti che pur se non esaustivo si assuma il compito di introdurre almeno i lettori non esperti ai concetti di base, e stimoli in essi il desiderio di provare a intraprendere personali quanto reali ‘navigazioni’.   2. Le reti: prime definizioni Nell’introduzione del testo Zen and the Art of the Internet, uno dei più completi manuali on-line  sulla rete (prelevato da una delle tante banche dati della rete) possiamo leggere:
[Usando la rete] avete sulla punta delle dita l’abilità di parlare in ‘tempo-reale’ con qualcuno in Giappone, spedire un racconto  di 2000 parole a un gruppo di persone che lo criticherà solo per il gusto di farlo, vedere se un Macintosh in un laboratorio in Canada è acceso, e verificare se per caso qualcuno è seduto davanti al proprio computer (acceso) in Australia. E tutto in meno di mezz’ora. Nessun aereo al mondo potrebbe mai coprire un tale itinerario in un tempo così breve.
Queste poche frasi già ci forniscono una prima idea delle potenzialità della rete, come pure ci mostrano quella che è la sua funzione primaria: il rendere possibile il collegamento tra diversi sistemi computerizzati presenti in diverse locazioni nel mondo così da concretizzare una mobilità di informazioni, cioè la condivisione di una varietà di dati tra gli utenti di quei sistemi. Poche semplici concetti serviranno a chiarire ed approfondire una prima idea di rete che emerge da quanto detto. Nella Figura 1 è rappresentata una tipica struttura di rete:
  1. sistemi [=S] sono tutti quei computers di diverse dimensioni e capacità di calcolo che sono collegati alla rete;
  2. nodi [=N] sono i punti di connessione della rete; ogni sistema collegato è un nodo;
  3. mezzi di connessione [=C] sono quei dispositivi che permettono il collegamento tra i diversi nodi; essi posso essere cavi (coassiali o telefonici o a fibre ottiche), o interfacce tra sistemi e satelliti;
  4. sites [=St] (luoghi) sono le postazioni di lavoro di un certo sistema; ogni sistema può possedere diversi sites (si pensi a una sistema che gestisce una biblioteca e ai diversi terminali disposti in diversi luoghi della biblioteca e direttamente collegati al sistema);
  5. gli hosts [=H](ospiti) sono quei particolari nodi di rete che permettono ai propri utenti di comunicare con altri hosts presenti in rete. A seconda del tipo di connessione, che può essere diretta o mediata da altri hosts di rete, avremo dei local hosts (locali) oppure deiremote hosts (remoti).
  6. file-servers [=FS] (file servitori) sono sistemi il cui scopo principale è quello di memorizzare files e renderli disponibili per l’accesso in rete.[4]
  7. spazio virtuale (non indicato in figura) è l’insieme dei sistemi di rete, dei dati da essi posseduti e scambiati, e delle connessioni tra questi sistemi. In altre parole, possiamo concepire lo spazio virtuale che viene a costituirsi con l’esistenza delle reti come una interfaccia tra esseri umani e computers, ovvero un ambiente creato dal computer per ‘(ri)costruire’ alcuni aspetti di eventi (per ora prevalentemente verbali e/o iconici, ma presto più propriamente multimediali) analoghi a quelli percepiti tramite i tradizionali sistemi di riferimento[5].

Figura 1: un modello di rete Figura 1: un modello di rete

Sulla base di ciò, possiamo ora formulare più propriamente una definizione dell’operare, o meglio, del navigare in rete. Navigare significa:
  • accedere allo spazio virtuale di rete attraverso uno dei nodi della rete facendo uso di un sistema terminale (un personal computer, nella maggior parte dei casi) locato in un particolare site e collegato ad un certo sistema di rete;
  • spostarsi, tramite i diversi hosts, da un nodo all’altro in cerca di particolari informazioni che una varietà di file servers immagazzinano in sistemi dedicati (o banche dati) e mettono poi a disposizione degli utenti.
Una volta trovate le informazioni cercate, queste potranno essere visualizzate sullo schermo, memorizzate su un supporto magnetico (dischetto o disco rigido), stampate (nel caso si tratti di elementi verbali o iconici), ascoltate (se si sono prelevati comunicati acustici), eseguite (se le informazioni catturate costituiscono un programma).   3. L’evoluzione delle reti Come molti altri strumenti di comunicazione strettamente legati allo sviluppo di tecnologie complesse, nel corso degli ultimi anni le reti sono state modificate tanto nella loro struttura che nella loro capacità di calcolo, per assolvere in tempi sempre più brevi a esigenze comunicative sempre nuove e con un’affidabilità di trasmissione sempre crescente. Un ulteriore esame delle reti in relazione alla storia del loro mutamento può allora fornirci una più chiara idea sul loro funzionamento e sul contributo che esse apportano alla conformazione del nuovo paradigma elettronico. Sicuramente la diffusione delle reti è da attribuirsi al propagarsi su vasta scala del personal computer, che ha reso possibile la gestione informatizzata dei dati non più soltanto all’interno dei laboratori di ricerca di grandi istituti e ad opera di tecnici specializzati, ma anche negli uffici e nelle case di singoli utenti privi di specifiche competenze informatiche. Inizialmente (diciamo negli anni Settanta) la rete viene concepita come un meccanismo relativamente semplice di collegamento per la condivisione di risorse immagazzinate in un sistema centrale (una banca dati). Una struttura del genere è, per esempio, quella che controlla le biblioteche elettroniche: il sistema che gestisce le informazioni bibliografiche (ed eventualmente i prestiti, le richieste interbibliotecarie, ecc.) è in comunicazione con diverse unità terminali (computers dotati di limitate capacità di elaborazione e di immagazzinamento dati) locate all’interno della stessa biblioteca e collegate tramite connessioni dirette via cavo. Facendo uso dei terminali gli utenti hanno accesso al materiale bibliografico catalogato e conservato nel sistema centrale e possono tanto stampare su carta i dati bibliografici trovati che trasferirli su un supporto magnetico trasportabile quale, ad esempio, il floppy-disk. Oppure, si può pensare alla situazione di una qualsiasi industria il cui prodotto finito sia il risultato dell’assemblaggio di una varietà di pezzi costruiti separatamente da ditte associate. Anche in questo caso la produzione sarà agevolata dall’uso di un sistema computerizzato dotato di terminali tra loro collegati che rende più facilmente accessibile a tutti coloro che lavorano in quell’industria (ma in diverse locazioni) la conoscenza immediata di informazioni relative ai pezzi, quali il loro disegno, la loro disponibilità, la loro locazione nei magazzini, il loro prezzo, ecc. Quando siamo di fronte a reti come quelle appena descritte parleremo di reti a configurazione stellare (Figura 2).

Figura 2: architettura di rete a configurazione stellare Figura 2: architettura di rete a configurazione stellare

Caratteristica peculiare di tali reti è quella di operare in un ambiente omogeneo, cioè di fare in modo che i terminali [=T] locati in diversi sites e collegati al sistema [=S] condividano tutti, oltre agli stessi dati, l’identico sistema operativo (cioè un insieme di comandi che coordinano le attività interne di un calcolatore), lo stesso formato di rappresentazione dei dati e una terminologia collegata. E’ facile comprendere che se da una parte ciò comporta un più semplice controllo dei collegamenti e delle trasmissioni, stabilisce anche i limiti del sistema stesso: in una organizzazione a configurazione stellare è l’elaboratore centrale a determinare interamente tanto il tipo dei dati accessibili quanto la potenza di calcolo. La crescita del volume di informazione immagazzinata da singoli utenti e/o organizzazioni (ad esempio biblioteche, industrie, istutuzioni culturali e scientifiche, università) e la necessità di rendere disponibile tale mole di informazioni ad un’utenza sempre più vasta hanno contribuito (tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Ottanta) allo sviluppo di reti che potremmo chiamare di seconda generazione. Tali reti (che comunemente vengono identificate come linked systems, cioè sistemi collegati) pur se diverse nella configurazione di base, ancora operano in ambiente omogeneo. Viene però potenziata la quantità dei dati a disposizione degli utenti di ciascuna rete, facendo in modo di collegare tra loro due o più sistemi alla pari, ciascuno dei quali, a sua volta, ha una configurazione stellare (Figura 3). Gli scambi di informazioni tra i diversi computer appartenenti ad una stessa rete sono regolati dai protocolli di comunicazione, ovvero da serie di convenzioni (gerarchicamente organizzate) che definiscono tanto le regole che governano gli scambi, quanto il funzionamento dei meccanismi di instradamento dei messaggi nella rete. La Figura 3 mostra tale configurazione che viene normalmente definita a topologia piatta. Possiamo provare a chiarire il funzionamento delle reti a topologia piatta ritornando per un istante all’esempio della biblioteca: avremo un linked system tra biblioteche elettroniche quando colleghiamo assieme almeno due diverse biblioteche (ciascuna delle quali è gestita elettronicamente da un sistema di rete a configurazione stellare [=S]) che condividono lo stesso sistema operativo, lo stesso formato di rappresentazione dei dati e la stessa terminologia. In questo caso possiamo accedere ai dati bibliografici di entrambe le biblioteche da uno qualsiasi dei terminali collegati ad uno qualsiasi dei due sistemi.

Figura 3: architettura di rete a 'topologia piatta' Figura 3: architettura di rete a ‘topologia piatta’

E’ ovvio comunque che, nonostante la rete così costituita ci permetta di accedere ad un numero maggiore di dati, anche in questo caso saremo limitati dal fatto che l’intera rete, pur costituita da diversi elaboratori, farà riferimento a (e sarà controllata da) uno stesso sistema operativo. La relativa semplicità di gestione delle reti di questo tipo le rende così idonee alla erogazione di specifici (e unici) servizi. Nel momento in cui però le reti sono distribuite su un territorio nazionale e/o internazionale e forniscono una molteplicità di servizi in riferimento ad una varietà di dati, non è più possibile operare semplicemente facendo ricorso a reti come quelle presentate in Figura 3 e si avrà invece bisogno di reti la cui architettura, definita di client/server (cliente/servitore), è mostrata in Figura 4.

Figura 4: Internetworking con modello di elaborazione client/server Figura 4: Internetworking con modello di elaborazione client/server

Nell’architettura client/server, un server [=FS] è (in parte lo si è visto) un sistema o un processo di rete che condivide le sue risorse con altri sistemi o processi, e/o fornisce loro un qualche servizio. Un client invece può essere sia un utente che fa uso di un servizio di rete, sia un sistema o un processo che richiede un servizio ad un altro sistema o processo. Ad esempio, un caso di architettura client/server viene realizzato quando, uno o più calcolatori (dei servers) si occupano di gestire archivi di dati, cioè di immagazzinare files dati e inviare copie di quei files a tutti coloro (dei clients) che ne fanno richiesta, mentre altri calcolatori o gruppi di calcolatori (cioè altri servers) possono gestire su richiesta (di clients) la stampa dei files. La rete ad architettura client/server [=R] viene allora a costituirsi virtualmente nel momento in cui colleghiamo assieme due reti minori [=R1] e [=R2], entrambe del tipo a topologia piatta descritto in precedenza. Ciò che distanzia strutturalmente la rete di tipo client/server dalle altre reti finora esaminate è il suo operare in un ambiente eterogeneo, un ambiente cioè in cui al fine di dare/ottenere servizi si connettono elaboratori diversi, cioè computers che pur avendo una terminologia collegata, fanno uso di diversi sistemi operativi, così come di diversi formati per la rappresentazione dei dati. Collegare vari elaboratori nel modo descritto permette di eliminare la dipendenza (e il limite) dell’intera rete da un unico sistema operativo: avremo vari sistemi operativi impiegati dai diversi servers per erogare i loro servizi, e avremo altri sistemi operativi nelle macchine dei clients per elaborare localmente i dati e gestire le interfacce. E’ ovvio che nelle reti, affinché sia possibile la condivisione su larga scala di qualsivoglia tipo di dati (siano essi catene di lettere, immagini, suoni) e di servizi, occorre innanzitutto un linguaggio comune ai sistemi collegati. I programmi responsabili della comunicazione devono infatti condividere tanto le convenzioni per la rappresentazione digitale dell’informazione che le procedure per il coordinamento dei processi di comunicazione. Ma se ciò è relativamente facile da realizzare con sistemi collegati in reti a topologia piatta, lo è meno nel momento in cui si realizzano reti che lavorano in ambienti eterogenei. La necessità di uno stesso linguaggio è una condizione troppo forte (in definitiva, presupporrebbe ancora, come negli elaboratori operanti in ambiente omogeneo, un solo sistema operativo) e si deve far fronte al problema costruendo un meccanismo di interconnessione tra computer chiamato internetworking. Tramite un particolare dispositivo denominato gateway (porta di accesso, Gw1 in Figura 4) le operazioni e i dati in uscita da un nodo di una rete R1 operante in un certo ambiente omogeneo sono tradotte così che vengano acquisite (attraverso il gateway Gw2) lungo il nodo di un’altra rete R2 operante in ambiente omogeneo (diverso dal primo) e ‘comprese’ dal protocollo che controlla il funzionamento della rete. Non è questo il luogo idoneo per un approfondimento ulteriore dei dettagli[6]. Ma un’ultima considerazione in merito alle reti, e in particolare a proposito di quelle reti che vengono comunemente identificate come virtuali, ci sembra comunque necessaria. Riesaminando l’organizzazione delle rete presentata in Figura 1 alla luce delle informazioni ora in nostro possesso, ci è facile comprendere la natura di una rete virtuale globale. La rete virtuale si configura come una “rete di reti” che viene a costituirsi quando gli utenti operano nello spazio virtuale, cioè navigano connettendosi ai diversi nodi. Di fatto, nel mondo esistono e continueranno ad esistere una molteplicità di reti più o meno locali e localizzate (in senso fisico) su uno specifico territorio, e ciascuna di queste reti continuerà ad operare in ambiente omogeneo. Ma proprio per via di quei diversi gateways di cui si è parlato diviene possibile collegare (in maniera automatica) quelle reti tra loro e realizzare l’interoperabilità (a livello mondiale) tra le diverse applicazioni, interoperabilità che esprime l’essenza stessa della rete virtuale.   4. La navigazione: alcune reti e alcuni servizi delle reti. E’ stato osservato altrove che l’esistenza della rete mette in gioco due diversi modi di intendere il concetto di mobilità: l’uno è relativo ad una mobilità dei dati — trovati e prelevati — l’altro si riferisce ad una mobilità quasi-magica che consente all’utente di essere in più parti della rete senza fisicamente muoversi dal proprio site d’accesso[7]. Da ciò consegue che se da una parte è certamente vero che tale mobilità rende qualsiasi dato immagazzinato in qualche zona della rete più disponibile di quanto esso sia mai stato nella storia dell’umanità, è peraltro vero che quella mobilità richiede al navigatore di rete di possedere non soltanto la normale competenza che lo abilita a sapere cosa cercare e dove, ma anche una particolare conoscenza a proposito di come cercare e come giungere a destinazione. Molti sono i modi per operare in rete e molti sono i servizi offerti dalla rete. Di fatto però, entrare in rete implica l’accedere ad un mondo all’interno del quale, specialmente ai primi tentativi, non sempre è facile muoversi per arrivare dove si vuole e per prelevare l’informazione desiderata. Così è necessario accennare almeno ad alcune più specifiche informazioni sulle diverse reti e sui servizi di rete utili alla navigazione. 4.1. Internet e altre reti: Prima ancora di parlare dei servizi è il caso di parlare dell’esistenza di qualche specifica rete. Innanzitutto dobbiamo considerare Internet che oltre ad essere una delle più larghe reti virtuali esistenti (è una rete ad architettura internetworking su scala mondiale) è anche la rete privilegiata dalla comunità scientifica e accademica per lo scambio di informazioni. Per dare un’idea della potenza e dell’estensione di Internet possiamo ricordare quanto scrive a proposito l'”Office for Information Technology” di Harvard, in un file di introduzione all’Internet (accessibile, ovviamente, in rete):
L’Internet è una rete di computer che collega più di 2000 reti partecipanti e 325.000 computer individuali dislocati ovunque nel mondo. Oltre a distribuire la posta elettronica e permettere il trasferimento di files tramite l’FTP [servizi che vedremo più avanti] l’Internet fornisce l’accesso a molte risorse accademiche e non accademiche. Alcune tra queste sono: cataloghi delle biblioteche universitarie, gruppi di discussione on-line e supercomputers.
Anche se è probabile che Internet sia una delle reti più praticate del mondo, va ad ogni modo tenuto presente il fatto che essa non è la sola rete internazionale a disposizione; c’è per esempio un’altra rete chiamata UUCP (dal nome del protocollo usato) costituita collegando tra loro due sistemi per specifici intervalli di tempo, durante i quali viene svolto qualsiasi lavoro richiesto da uno dei due sistemi. E un’altra rete ancora è chiamata BITNET (Because It’s Time Network). Essa usa un altro tipo di protocollo, denominato NJE ed è una rete in crescita continua, anche se trova in Internet una temibile rete concorrente. Quelle appena menzionate sono soltanto alcune tra le più importanti reti. Ma non bisogna dimenticare che esistono molte altre reti a diffusione nazionale (in Italia, ad esempio, si è formata la rete GARR, ma estesa è anche la rete britannica JANET, e quella scandinava NORDINFO) e regionale che, come parti mobili di un organismo vivente, tendono di continuo a costituirsi e sfaldarsi e/o ad aggiungere nuovi nodi terminali. Proprio a causa di tale varietà di reti e della velocità con cui nuove reti vengono a crearsi, non è sempre possibile conoscere della loro esistenza consultando gli appositi elenchi diffusi in forma elettronica, e ancora una volta, il modo più concreto per acquisire dettagliate informazioni resta senza dubbio l’entrare in rete come si entrerebbe in un labirinto ed esplorare. 4.2. Indirizzi elettronici e domini Affinché sia praticabile la comunicazione tra tutti gli individui che in qualsiasi parte del mondo hanno accesso alla rete (siano essi esseri umani o sistemi) è necessario poter identificare quegli individui in maniera univoca. Tale identificazione è resa possibile assegnando ad ogni individuo ciò che viene normalmente chiamato indirizzo elettronico (email). Nella maggior parte dei casi un email è del tipo:

NOME-UTENTE@QUALCHE-LUOGO.DOMINIO.

Il NOME-UTENTE indica il nome con il quale l’utente (umano) viene identificato nel sistema. il QUALCHE-LUOGO.DOMINIO (separato dal nome dell’utente tramite il carattere “@”) identifica invece il dominio all’interno del quale si opera, ovvero il nome di un sistema o di una locazione, e il tipo di organizzazione. Ovviamente non è necessario che l’utente ricordi tutti gli indirizzi elettronici di altri utenti o sistemi con i quale vuole comunicare. In molti casi infatti il sistema che opera in un certo dominio fornisce automaticamente il servizio di collegamento con altri sistemi. In aggiunta a ciò, o quando tale collegamento automatico si dimostrasse impraticabile, è sempre possibile, tramite semplici navigazioni in rete, esaminare apposite banche dati che contengono le liste degli indirizzi elettronici e dei domini tanto dei singoli utenti che delle organizzazioni (università, industrie, biblioteche, ecc.) e dei sistemi collegati. 4.3. I servizi E’ il caso ora di parlare più propriamente dei servizi. Tra i molti offerti dalla rete tre ci sembrano essenziali per intraprendere i primi spostamenti: il collegamento con sistemi remoti, la posta elettronica e il recupero di files da banche dati[8].  Facendo uso di questi tre servizi è infatti già possibile tanto scambiare informazioni con utenti lontani che accedere all’insieme di testi (manuali, guide alla rete e ai servizi di rete, eserciziari) che aiutano l’utente ad accrescere in breve tempo le proprie competenze e la propria abilità nella navigazione. 4.3.1. Telnet: il collegamento con sistemi remoti Dato che il navigare in rete comporta lo spostarsi tra i nodi, cioè l’entrare nei diversi sistemi per accedere ai più svariati dati da essi gestiti, si può facilmente comprendere come un servizio che abiliti il collegamento tra questi diversi sistemi possa essere inteso come il cuore stesso della rete. E questo è esattamente quanto accade con il protocollo Telnet all’interno della rete Internet (o protocolli affini nel caso si stia operando in altre reti). Tramite Telnet un utente locato in un certo site può interagire (connettersi) con un sistema remoto, cioè un host locato in un altro site distante anche migliaia di chilometri, e usare il proprio computer come un terminale di quel sistema remoto, sfruttandone così sia le risorse di calcolo che quelle informative[9]. Sebbene ogni sistema ammetta varianti locali, il comando generale per la richiesta di un collegamento è della forma:

telnet QUALCHE-LUOGO.DOMINIO

4.3.2. Mail: la posta elettronica La posta elettronica è uno dei più noti e usati servizi di rete ed è probabilmente il primo che si impara a conoscere e ad apprezzare. Essa è rapida e relativamente semplice da usare e costituisce la fusione tra il tradizionale sevizio postale che permette (pur se spesso con lentezza) lo scambio di informazioni tra due individui, e la tecnologia elettronica, veloce e a basso costo, delle reti. Ovviamente, la posta elettronica ruota attorno all’idea di indirizzo elettronico. Tramite una serie di comandi interni al servizio di posta elettronica, è possibile spedire e/o ricevere testi (verbali) a/da un qualsiasi utente in possesso di indirizzo elettronico. E’ inoltre possibile trasformare files di testo (non necessariamente scritti con l’editor della posta elettronica) in messaggi postali, così come è pure possibile il processo inverso, cioè trasformare messaggi in files di testo che, una volta terminato il collegamento di rete, possono essere elaborati dai vari programmi di word-processing. 4.3.3. FTP: la cattura di files Questo è forse uno dei servizi più preziosi messi a disposizione degli utenti di rete. FTP sta per “File Transfer Protocol” ovvero indica il protocollo che si occupa del trasferimento dei files dalle banche dati presenti nella rete Internet al sistema dell’utente. In altre parole, tramite il servizio FTP, previa la necessaria autorizzazione (il più delle volte concessa gratuitamente all’atto dell’accesso negli appositi sistemi locati in diverse parti del mondo), è possibile prelevare files contenenti diversi tipi di informazioni (da testi di letteratura a giornali elettronici e a testi che introducono l’utente all’uso della rete, da librerie di immagini a animazioni, da archivi di film computerizzati a composizioni musicali, da programmi per il calcolo delle orbite di un’astronave a quelli per il miglioramento dell’efficienza del proprio personal computer, ecc.), e trasferirli velocemente nel proprio sistema, ovvero copiarli su disco rigido o dischetto, così da poterli utilizzare poi a seconda delle proprie personali esigenze. 4.3.4. Altri servizi di navigazione: I servizi finora esaminati permettono l’accesso alla reti e alle diverse informazioni contenute nella banche dati gestite dai sistemi di rete, così come la possibilità di scambiare velocemente e facilmente messaggi da un nodo all’altro di una rete di reti. D’altra parte, considerando la mole di informazioni e di servizi disponibili nelle reti, e tenendo conto delle difficoltà che si incontrano nel muoversi concretamente tra tali masse di dati, ci sembra utile concludere il nostro discorso sulle reti accennando almeno all’esistenza di altri tre servizi che con modalità diverse facilitano la navigazione e la ricerca. Archie Archie (accessibile con Telnet) è un servizio (mensilmente aggiornato) la cui principale funzione è ricercare informazioni nelle banche dati in ambiente Internet. Archie si occupa di rintracciare informazioni relative ai files dei numerosissimi (sono più di 800) servers FTP diffusi nel mondo, cioè si incarica di scorrere automaticamente le banche dati accessibili dai servers FTP e di mostrare (su richiesta) le liste dei files in esse contenuti. Nell’insieme, questi files sono più di un milione e rappresentano più di 50 gigabytes di informazione (oltre 50.000.000.000 bytes) a disposizione degli utenti. Una ulteriore funzione del servizio Archie è fornire agli utenti liste con le descrizioni dei files contenuti in banche dati denominate “whatis” (cosa-è); queste descrizioni mettono l’utente in grado di conoscere quanti e quali files (di programmi, di testi, di documenti vari) di pubblico dominio (cioè files che vengono distribuiti gratuitamente) sono contenuti nell’intera rete Internet. Gopher E’ un servizio di navigazione che può essere usato per cercare le informazioni contenute in una rete di hosts. Gli utenti del servizio Gopher hanno a disposizione due possibilità di navigazione: la prima permette loro di spostarsi (senza la necessità di conoscere gli indirizzi elettronici) da un determinato host (e dalle informazioni da esso gestite) ad una molteplicità di altri hosts (listati in un menu iniziale) ed altri insiemi di informazioni; la seconda modalità di navigazione permette di ricercare una lista di tutti i documenti gestiti da un certo Gopher che contengono una o più parole chiave nella loro descrizione, cioè in ciò che viene usato per identificarli (di fatto è il nome dei documenti, ma può essere anche un titolo, o una vera e propria descrizione dettagliata del contenuto di un documento). Veronica E’ un servizio in un certo senso analogo a quello offerto da Gopher, ma disegnato per ricerche estese a più Gophers. Infatti, così come Archie si muove principalmente all’interno della rete di archivi FTP, Veronica (accessibile peraltro dai menu dei Gopher) opera all’interno della spazio-gopher, cioè dell’intera rete di Gophers. Però, contrariamente ad Archie (che mostra liste dei files contenuti negli archivi FTP, ma non permette l’accesso diretto ai files) Veronica ricerca le informazioni richieste dall’utente (cioè, come nel caso delle ricerche tramite Gopher, una o più parole chiave contenute nella descrizione dei documenti) nell’intera rete di Gophers, e permette poi l’accesso diretto ai documenti trovati. Il risultato di una ricerca di Veronica è cioè un menu di Gopher costruito su misura per le esigenze dell’utente. Tale menu fornisce automaticamente l’accesso a diversi Gophers, ciascuno dei quali a sua volta accede alle informazioni identificate sulla base delle richieste dell’utente.   5. Conclusioni Poche altre considerazioni ci sembrano ormai necessarie a chiudere il nostro breve lavoro di introduzione alle reti informatiche. Abbiamo cercato di mostrare cosa sono le reti e come funzionano. Abbiamo inoltre voluto presentare alcuni servizi di rete così da stimolare il lettore e indurlo a ‘gettarsi’ nello spazio virtuale delle reti per navigare a caccia di informazioni. Ora, se una questione connessa alle reti resta ancora irrisolta è quella a proposito del ruolo sociale che le reti svolgeranno nel nostro futuro prossimo. A cosa ci porteranno le reti?  Come cambieranno la nostra vita? Fino a che punto riusciremo a integrarle nella ncalifostra attività quotidiana? “E’ ancora presto per giudicare le rivoluzioni che l’uso dei supporti elettronici procurerà nelle nostre abitudini di utenti”[10] scrive in tal senso Fabio Vitali in un numero di Semio-News dedicato agli ipertesti e alla comunicazione multimediale. Ed è vero. Non siamo ancora in grado di proiettare il presente in avanti così da costruire una convincente immagine di un futuro nel quale il computer sarà tanto capillarmente diffuso a tutte le nostre attività quotidiane da diventare per noi ‘invisibile’, da essere cioè dotato di quella stessa invisibilità da noi ormai tacitamente assegnata alla scrittura e alla stampa[11]. Ma pur se impossibilitati a produrre previsioni precise, di una cosa non possiamo dubitare: un nuovo scenario sta effettivamente prendendo forma davanti a noi a ritmi impensabili fino a pochi anni indietro, e nella formazione di questo scenario, il computer ha e avrà un ruolo determinante. Dobbiamo tenere conto del fatto che il computer non è un medium tra altri media. E ciò perché, contrariamente a quanto accade con il resto dei media, il computer non assolve unicamente ad una funzione predeterminata, quella per cui esso è stato costruito. Il computer è piuttosto il contenitore/produttore di un numero indeterminato di funzioni. In tal senso potremmo dire che esso preleva le funzioni proprie degli altri media, le assorbe, le manipola e le integra così da produrre con maggior efficienza quei comunicati multimediali che sarebbero altrimenti separatamente costruiti facendo uso degli altri media. E concretamente questo è proprio quanto attualmente sta accadendo. Ma ciò non basta; il computer fa di più, fa altro. Nel suo essere contenitore/creatore di funzioni, nel suo dettarci (forse anche nostro malgrado) nuove regole per immagazzinare, prelevare e manipolare i più svariati tipi di informazioni, ci costringe a orientarci verso nuovi modi di operare con le informazioni, nuovi modi di organizzare il pensiero, e con essi, nuovi mondi (inclusi quelli virtuali) da percepire e costruire[12]. Se lanciamo un breve sguardo a quello che il mercato informatico e le reti già ci offrono possiamo meglio comprendere il senso del cambiamento di cui si sta dicendo. Attualmente, una buona percentuale dei comunicati scambiati in rete fa un uso quasi esclusivo del medium verbale scritto su monitor; certamente immagini, animazioni, suoni e programmi sono già a disposizione degli utenti di rete, ma ancora non è attuabile (o meglio, lo è, per ora, soltanto in maniera limitata) la possibilità di trasmettere e ricevere in rete comunicati multimediali in cui le diverse materie mediali coesistono contribuendo in maniera integrata alla costituzione del significato del comunicato. Quando questo sarà possibile su larga scala, si verificherà un mutamento nei tipi di comunicati prodotti, e, di conseguenza, negli sforzi creativi tesi alla produzione di tali comunicati, e nei tipi di interazioni comunicative tra utenti. Ma il cambiamento più radicale ci sembra verrà non tanto dalla possibilità di produrre in rete la comunicazione multimediale (in fondo, siamo già sommersi da comunicati multimediali, e quindi mentalmente abituati ad essi), ma quanto dal fatto che, contrariamente a ciò che ci accade nella produzione di ‘normali’ comunicati multimediali (si pensi a un film, a un balletto, a un fumetto, che il più delle volte fanno di una logica lineare il loro principio organizzativo) tale comunicazione multimediale in rete sempre più troverà nell’ipertesto[13] il suo spazio ideale di definizione. E’ proprio l’ipertesto a costituire l’elemento formale innovativo nell’organizzazione dei diversi materiale mediali e quindi nella rimodellizzazione del pensiero. Coniugando la velocità e l’affidabilità della tecnologia informatica con la logica non-lineare o multi-lineare degli ipertesti (in fondo teorizzabile anche senza l’aiuto dei computers, ma concretamente ben difficilmente realizzabile senza di essi) presto impareremo ad accedere a banche dati che conserveranno il sapere della razza umana, e a prelevare, trasportare, manipolare, organizzare quei dati in modi impensabili prima dell’era elettronica. Non dovremo attendere molto affinché la nuova rivoluzione informatica entri nella sua fase matura. Quanto si è finora descritto è già tecnicamente possibile o lo sarà entro brevissimo tempo. La tecnologia ci mette infatti già a disposizione sistemi in grado di produrre in rete comunicati multimediali ipertestuali[14]. Come pure non sembra lontana la possibilità di volare dentro a reti di mondi artificiali virtuali (e forse dentro ai propri sogni), e manipolare controfigure elettroniche nella ‘matrice’, in quel cyberspazio ideato nell’84 da Gibson nel suo romanzo Neuromance, e ormai quasi-reale nel mondo attuale[15]. Ma per far sì che queste opportunità offerteci dalla tecnologia diventino concretamente parte della nostra vita dovremo aspettare il momento in cui saremo psicologicamente in grado di accettare (senza timori) che la carta stampata sia sostituita dal monitor, che il monitor diventi una finestra sulla produzione di comunicati multimediali in forma ipertestuale, che questa finestra si affacci sulle finestre di altri computer collegati o collegabili in una rete di estensione mondiale.  

APPENDICE

Un esempio di navigazione: la biblioteca virtuale Per rendere il discorso quanto più fruttuoso possibile, e per far sì che esso diventi stimolo per futuri tentativi di navigazioni e ricerche in rete si è pensato di presentare la sequenza di passi necessari per l’accesso ad una delle maggiori biblioteche elettroniche degli Stati Uniti, la Biblioteca dell’Università della California, denominata Melvyl. Ci sembra utile far notare che con la presentazione di tale esempio si conseguiranno due diversi scopi: il primo sarà quello di mettere i lettori in grado di effettuare dal terminale di Macerata una reale ricerca bibliografica; il secondo, contemporaneo nell’azione al primo, ma di diversa portata concettuale, sarà invece quello di introdurre realmente gli utenti all’interno di un particolare e importante spazio virtuale che, in accordo con una definizione ormai internazionalmente assestata, viene identificato come lo spazio della biblioteca virtuale. A tal proposito, vorremmo ricordare che la biblioteca virtuale nasce nel momento in cui una biblioteca elettronica (ovvero una biblioteca in cui almeno le informazioni bibliografiche siano gestite da un computer e tramite computer siano consultabili dagli utenti) viene collegata ad una rete (la cui configurazione sia ‘a topologia piatta’ o del tipo linked-systems) e diventa quindi consultabile non più soltanto dagli utenti che fisicamente accedono ai terminali disposti nell’edificio che accoglie la biblioteca, ma a tutti quegli utenti (fisicamente anche molto distanti) che possono collegarsi in rete. Dovrebbe risultare evidente che una biblioteca elettronica virtuale così concepita si differenzia in maniera sostanziale da quella tradizionale. Innanzitutto, la biblioteca elettronica assolve in maniera più efficiente a tutti i servizi già esistenti all’interno di una biblioteca tradizionale, quali ad esempio la classificazione dei libri, la loro catalogazione, la circolazione ecc. Inoltre, l’informatizzazione della biblioteca determina nuovi criteri di accesso ai dati bibliografici: la velocità di ricerca non è neppure paragonabile a quella necessaria impiegando le tradizionali tecniche; la ricerca informatizzata è effettuata automaticamente su tutti i dati bibliografici contenuti nella banca dati della biblioteca (contrariamente a quanto di solito accade consultando manualmente gli schedari), e in riferimento ad una molteplicità di chiavi di accesso (soggetto, autore, anno di edizione, casa editrice, lingua, ecc.); l’uso dell’algebra booleana permette di controllare e delimitare la ricerca in maniera assolutamente impraticabile nelle biblioteche a schede. Se alle potenzialità di una biblioteca informatizzata come quella ora descritta aggiungiamo le possibilità comunicative permesse da un collegamento in rete, otteniamo uno strumento di grande efficacia comunicativa (la biblioteca virtuale, appunto). Il collegamento in rete infatti, coniuga la funzionalità di una biblioteca elettronica messa a disposizione di una comunità (quella degli utenti di rete) di estensione mondiale, con la possibilità di accedere alla varietà di prodotti informatici offerti dalla rete, quali libri, riviste elettroniche, associazioni e notiziari elettronici costantemente aggiornati che si occupano di informare sui più svariati campi del sapere. Non è questo il luogo per approfondire il discorso sulle biblioteche virtuali. Ma le poche considerazioni sopra svolte dovrebbero comunque mettere il lettore in grado di comprendere l’importanza delle biblioteche virtuali all’interno di quel mondo informatizzato di cui si è detto in precedenza, sempre più fondato sullo scambio rapido di grandi masse di informazioni. Un discorso a parte, ma strettamente connesso con la situazione di Macerata, e quindi con la concreta possibilità di accedere da Macerata alla rete Internet e allo spazio della biblioteca virtuale, è il discorso sulla rete GARR (Gruppo Armonizzazione Reti per la Ricerca). Non si vuole qui scendere nei dettagli a proposito della rete GARR[16], ma è almeno necessario precisare che tale rete, oramai estesa sull’intero territorio nazionale, costituisce il principale strumento italiano per la comunicazione internazionale della comunità scientifica e tecnologica. Tramite la GARR è infatti possibile collegarsi alle altre reti internazionali (inclusa la rete Internet) di cui si è già fatta menzione. Anche se l’Università di Macerata diventerà tra breve nodo terminale della rete GARR (insieme agli altri nodi regionali già esistenti di Ancona, Camerino e Urbino), non è attualmente possibile accedere direttamente alla rete da Macerata. Di conseguenza l’esempio che presenteremo si riferisce ad un collegamento mediato; in altre parole, per accedere alla rete da Macerata avremo prima bisogno di collegarci tramite modem al nodo terminale dell’Università di Camerino. Possiamo ora procedere ed esaminare dettagliatamente le fasi di navigazione che ci condurranno alla Biblioteca Elettronica Melvyl.
[d’ora in avanti, le scritte in neretto indicheranno i messaggi del computer, mentre quelle in corsivo le risposte dell’utente]
Dalla postazione di lavoro locata presso la Biblioteca del Dipartimento di Filosofia dell’Università di Macerata accediamo tramite una connessione via modem al nodo CAMVAX, cioè al sistema dell’Università di Camerino. Dopo aver acceso il computer, al prompt(attesa di comandi) di sistema  [C:\>] scriviamo:
C:\> modem
questo ci permette di attivare il programma di gestione del modem. Poi digitiamo:
Alt + d
e scegliamo l’opzione “2“. A questo punto il programma comporrà automaticamente il numero relativo al nodo terminale di Camerino della rete GARR. Una volta stabilita la connessione apparirà il messaggio:
CONNECTED 1200/REL-MNP
premiamo INVIO e apparirà il logos del Centro Interdipartimentale di Calcolo dell’Università di Camerino seguito dal messaggio di richiesta:
USER NAME (il nome dell’utente)
e da quello di richiesta:
PASSWORD (parola d’accesso)
necessari per l’accesso al sistema.
[N.B. ciò che riguarda tali informazioni è necessario rivolgersi al Direttore della Biblioteca del Dipartimento di Filosofia].
Una volta entrati nel sistema il nostro prompt sarà una “$“. Siamo ora pronti per collegarci con altri nodi della rete. Prima di tutto dobbiamo inserirci nel nodo primario nazionale della rete GARR, dobbiamo cioè stabilire un collegamento con il CINECA.IT. Lo facciamo con il comando:
set host dectcp
Il messaggio che seguirà la nostra richiesta sarà:
ULTRIX V4.2A (Rev. 47) (dectcp.cineca.it) FROM INTERNET TO DECNET USE THE NUMERIC ADDRESS FORMAT (AA.NNNN)
dopo del quale apparirà la richiesta di login. Proviamo ora finalmente il collegamento con Melvyl semplicemente scrivendo il suo indirizzo elettronico (che possiamo facilmente trovare, assieme a molti altri indirizzi, direttamente in varie banche dati della rete) seguito da un punto esclamativo:
melvyl.ucop.edu!
(il punto esclamativo è una variante del tipico comando Telnet per la richiesta di collegamento) La risposta sarà del tipo :
Trying….Connected to MELVYL.UCOP.EDU, an IBM-3090 Escape character is ‘^]’ DLA LINE 120 (TELNET) + (data e ora della connessione) (MELVYL.UCOP.EDU) Please Enter Your Terminal Type Code or Type ? for a List of Codes. TERMINAL?  VT100 Press RETURN for the MELVYL System ->
Premendo RETURN così come ci è stato richiesto accediamo finalmente alla schermata di menù che ci guida nelle varie opzioni di ricerca tra gli oltre 7.000.000 di titoli presenti nel catalogo. Una volta che si sia conclusa la ricerca bibliografica (qui non presentiamo l’insieme dei comandi specifici, in quanto questi possono essere facilmente appresi leggendo le varie schermate di help (aiuto alla ricerca) gestite dallo stesso sistema Melvyl) occorre chiudere il collegamento digitando end dal menù principale. Si tornerà così al nodo terminale di Camerino dal quale si potrà successivamente uscire (e quindi chiudere definitivamente la navigazione) per mezzo del comando logoff.
NOTE
1. Marshall McLuhan, Understanding Media, Mc Graw-Hill Book Company, New York, 1964, tr. it. Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano, 1967, pp.262-63.
2. Si veda l’articolo di Ernest W.B. Hess-Lüttich “L’universo segnico della comunicazione multimediale” presente in questo numero dei Quaderni di Filosofia; in particolare il paragrafo 5. Si prenda pure esame il testo di Fulvio Massini Guida alla multimedialità, Milano, Gruppo editoriale Jackson, 1991. Da notare che la sezione Repertorium di questo Quaderno contiene un indice del testo.
3. Soprattutto tenendo conto del fatto che non è particolarmente semplice poter reperire e/o consultare manuali che trattino le reti in modo accessibile ad utenti non esperti.
4. Queste definizioni sono tratte dal dattiloscritto di Carla Basile “Le reti di trasmissione, i protocolli e gli standard”, distribuito in occasione del Seminario su “La biblioteca virtuale”, Milano, 22-23 aprile, 1993.
5. Vedi Michael B. Spring, “Informating with Virtual Reality” in Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di), Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, London, Meckler Publishing, pp.3-18.
6. Per informazioni più tecniche su tali argomenti si rimanda a Vinton G. Cerf, “Le reti”, in Le Scienze, nE 279, novembre 1991, pp.26-35.
7. Cfr. Aroldi, Garassini, Gasparini e Vittadini, “Conoscere i new media”, in Bettettini e Colombo, Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani, 1993, pp.203-263.
8. Ovviamente, qui ci limitiamo a indicare l’esistenza di questi servizi, senza peraltro esplicitamente fornire la specifica sintassi dei comandi che permettono l’utilizzo di quei servizi. Per informazioni più precise, si rimanda ai vari manuali di rete. Uno dei più completi manuali introduttivi alla rete, lo si è già detto, è Zen and the Art of the Internet, prelevato con il servizio FTP (vedi più avanti nel testo) da una banca dati il cui email è: mrcnext.cso.uiuc.edu; il file zen10.txt (che contiene il manuali in formato ASCII) è nella subdirectory /etext/etext92.
9. Per un’applicazione di Telnet che permette di accedere ad una biblioteca elettronica si veda l’Appendice.
10. Semio-News, Anno III, n. 8, gennaio-marzo 1993, p.2.
11. Si veda in proposito Lawrence G. Tesler, “Le reti informatiche degli anni novanta”, in Le Scienze, n.279, novembre 1991, pp.36-45. Si veda anche Mark Weiser, “I calcolatori del XXI secolo”, in Le Scienze, n.279, novembre 1991, pp.46-57.
12. Ripensiamo ad Walter Ong di Oralità e scrittura, a ciò che egli ci racconta a proposito del percorso del pensiero nella storia dell’uomo: il pensiero orale che si trasforma in pensiero figlio della chirografia e poi della stampa. Oralità, scrittura, stampa: a ciascuna di queste fasi nell’evoluzione intellettuale dell’uomo corrisponde una rivoluzione nel pensiero: il pensiero formulaico, vivo soltanto nello spazio auditivo, con la scrittura muta in pensiero libero da formule e con la stampa si cristallizza in pensiero dello spazio visivo. Quali sono le nuove forme di pensiero che ci attendono nella quarta rivoluzione, quella elettronica? Per ulteriori commenti su questo cfr. le osservazioni su Oralità e scrittura nella sezione “Recensioni e Note” di questo Quaderno.
13. Secondo Teodor Nelson, creatore del termine, un ipertesto è “scrittura non sequenziale, testo che si dirama e consente al lettore di scegliere; qualcosa che si fruisce al meglio davanti ad uno schermo interattivo”; cfr Theodor Holm Nelson, Literary Machines 90.1, 1990, tr. it. Literary Machines 90.1. Il progetto Xanadu, Franco Muzzio Editore, Padova, 1992, sez.0/3.
14. Si pensi, ad esempio al software Xanadu, che Theodor Nelson, il suo creatore, concepisce come il “sistema elettronico per la letteratura” intesa come un “sistema in evoluzione di documenti [multimediali in forma ipertestuale] interconnessi. Cfr. Theodor Holm Nelson, Literary Machines 90.1, 1990, op. cit. sez.2/3 e sez. 2/8.
15. Si veda William Gibson, Neuromancer, Ace, New York, NY, 1984, tr. it. Neuromante, Editrice Nord, Milano, 1991. Per una trattazione teorica si veda anche Myron W. Krueger, Artificial Reality II, Addison- Wesley Publishing Company, New York, 1992, tr. it. Realtà artificiale, Addison-Wesley Italia Editoriale, Milano, 1992.
16. Per una descrizione più approfondita della rete GARR si veda l’articolo di Stefano Pigliapoco “Verso la costituzione di un polo GARR”, in Il bollettino CED, Anno II, n.3, ottobre 1992, pp.4-5.

BIBLIOGRAFIA La seguente bibliografia è divisa in due parti: i titoli presentati nella prima parte sono ripresi dalla bibliografia che completa il manuale Zen and the Art of the Internet, di cui più volte si è parlato, e indicano testi che hanno a che fare in maniera più o meno diretta con le reti; la seconda parte presenta invece testi di carattere più generale tanto sulle reti che su diversi aspetti della comunicazione multimediale. PARTE1: Comer, Douglas E. 1991  Internetworking With TCP/IP, 2nd ed., 2v, Prentice Hall Englewood Cliffs, NJ. Davidson, John 1988 An Introduction to TCP/IP, Springer-Verlag, Berlin. Frey, Donnalyn, and Adams, Rick 1989  !@%:: A Directory of Electronic Mail Addressing and Networks, O’Reilly and Associates, Newton, MA. Gibson, William 1984  Neuromancer, Ace, New York, NY. LaQuey, Tracy 1990  Users’ Directory of Computer Networks, Digital Press, Bedford, MA. Levy, Stephen 1984  Hackers: Heroes of the Computer Revolution, Anchor Press/Doubleday, Garden City, NY. Partridge, Craig 1988  Innovations in Internetworking, ARTECH House Norwood, MA. Quarterman, John S. 1989  The Matrix: Computer Networks and Conferencing Systems Worldwide, Digital Press, Bedford, MA. Raymond, Eric (ed) 1991  The New Hacker’s Dictionary, MIT Press, Cambridge, MA. Stoll, Clifford 1989  The Cuckoo’s Egg, Doubleday, New York. Tanenbaum, Andrew S. 1988  Computer Networks, 2d ed, Prentice-Hall, Englewood Cliffs, NJ. Todinao, Grace 1986  Using UUCP and USENET: A Nutshell Handbook, O’Reilly and Associates, Newton, MA. The Waite Group 1991 Unix Communications, 2nd ed., Howard W. Sams & Company, Indianapolis. PARTE 2: a) Libri Aroldi, Garassini, Gasparini e Vittadini, 1993  “Conoscere i new media”, in Bettettini e Colombo (a cura di), Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani. Carla Basile, 1993  “Le reti di trasmissione, i protocolli e gli standard”, dattiloscritto distribuito in occasione del Seminario su “La biblioteca virtuale”, Milano, 22-23 aprile. Bettettini e Colombo (a cura di), 1993  Le nuove tecnologie della comunicazione, Milano, Bompiani. William Gibson, 1991  Neuromante, Editrice Nord, Milano. Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di), 1991  Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, Meckler Publishing, London. Myron W. Krueger, 1992  Artificial Reality II, Addison- Wesley Publishing Company, New York, tr. it. Realtà artificiale, Addison-Wesley Italia Editoriale, Milano, 1992. Fulvio Massini, 1991  Guida alla multimedialità, Milano, Gruppo editoriale Jackson. Marshall McLuhan, 1964  Understanding Media, Mc Graw-Hill Book Company, New York, 1964, tr. it. Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano, 1967. Theodor Holm Nelson, 1990  Literary Machines 90.1, tr. it. Literary Machines 90.1. Il progetto Xanadu,Franco Muzzio Editore, Padova, 1992. Stefano Pigliapoco, 1992  “Verso la costituzione di un polo GARR”, in Il bollettino CED, Anno II, n.3, pp.4-5. Michael B. Spring, 1991  “Informating with Virtual Reality”, in Helsel S. K. e Roth J. P. (a cura di), Virtual Reality. Theory, Practice, Promises, Meckler Publishing, London, pp.3-18. Lawrence G. Tesler, 1991  “Le reti informatiche degli anni novanta”, in Le Scienze, n.279, pp.36-45. Alvin Toffler, 1970  Future Shock, Random House, New York. John A. Waterwormth, 1992  Multimedia – Technology and Applications, Ellis Horwood Limited, tr. it. Multimedia. Tecnologia e applicazioni, Franco Muzzio Editore, Padova, 1992. Mark Weiser, 1991  “I calcolatori del XXI secolo”, in Le Scienze, n.279, pp.46-57. b) Riviste Le Scienze, n. 279, novembre 1991: “Comunicazioni, calcolatori e reti”. Multimedia. Comunicazione, formazione e tecnologie, n. 13, 1993. Semio-News, Anno III, n. 8, gennaio-marzo 1993.

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